Avvertenze sul rischio

I. Introduzione

Un investimento di capitale è, in generale, l’impiego di mezzi finanziari in partecipazioni, beni reali o simili al fine di ottenere un profitto. Nel caso specifico, si tratta in particolare dell’investimento di capitale in titoli. I rischi sono parte integrante di ogni investimento di capitale. Ogni investitrice e ogni investitore dovrebbero quindi sviluppare una comprensione di base delle caratteristiche essenziali, del funzionamento e dei rischi di un investimento di capitale. L’obiettivo delle presenti esposizioni è fornire a investitrici e investitori tale comprensione.

  1. Obiettivo dell’investimento di capitale

L’obiettivo dell’investimento di capitale è la conservazione o l’incremento del patrimonio. La differenza fondamentale tra l’investimento di capitale in titoli e le forme di risparmio come libretti di risparmio, conti deposito a vista o conti di risparmio remunerati è l’assunzione mirata di rischi per cogliere opportunità di rendimento. Nelle forme di risparmio, invece, l’importo versato (nominale) è garantito, ma il rendimento è limitato all’interesse concordato.

Il risparmio classico è una delle forme di investimento di capitale più popolari in Germania. In questo caso, il patrimonio viene accumulato principalmente in termini nominali, ossia tramite versamenti regolari e interessi attivi. L’importo risparmiato non è soggetto a fluttuazioni. Tuttavia, questa presunta sicurezza può sussistere solo a breve o medio termine. Il patrimonio può infatti essere gradualmente svalutato dall’inflazione. Se il tasso di interesse sul risparmio è inferiore all’inflazione, investitrici e investitori devono accettare una perdita del potere d’acquisto e quindi un danno patrimoniale. Più lunga è la durata dell’investimento, maggiore è l’impatto negativo dell’inflazione sul patrimonio.

L’investimento di capitale in titoli mira a proteggere da questa perdita patrimoniale graduale ottenendo un rendimento superiore al livello dell’inflazione. Tuttavia, investitrici e investitori devono essere disposti a sostenere i diversi rischi dell’investimento di capitale.

  1. Interazione tra rendimento, sicurezza e liquidità

Per scegliere una strategia di investimento di capitale e gli strumenti di investimento corrispondenti, è importante essere consapevoli del significato dei tre pilastri fondamentali dell’investimento di capitale, ovvero rendimento, sicurezza e liquidità:

Rendimento è la misura del successo economico di un investimento di capitale, misurato in profitti o perdite. Comprende, tra l’altro, andamenti positivi dei corsi e distribuzioni come dividendi o pagamenti di interessi.
Sicurezza è orientata alla conservazione del patrimonio investito. La sicurezza di un investimento di capitale dipende dai rischi a cui è soggetto.
Liquidità descrive la disponibilità del patrimonio investito, ossia in quale lasso di tempo e a quali costi il patrimonio investito può essere venduto.

Gli obiettivi di rendimento, sicurezza e liquidità sono in interazione reciproca. Un investimento con elevata liquidità ed elevata sicurezza di norma non offre un’elevata redditività. Un investimento con elevata redditività e sicurezza relativamente elevata può essere caratterizzato da una minore liquidità. Un investimento con elevata redditività ed elevata liquidità ha di norma una bassa sicurezza.

Investitrici e investitori devono ponderare questi obiettivi in base alle loro preferenze individuali e alle loro circostanze finanziarie e personali. In questa ponderazione, investitrici e investitori dovrebbero essere consapevoli che un investimento di capitale che promette la realizzazione di tutti e tre gli obiettivi è solitamente “troppo bello per essere vero”.

  1. Diversificazione del rischio

Per l’investimento di capitale è particolarmente importante non solo conoscere e considerare i rischi dei singoli titoli o classi di attivo (asset class), ma anche comprendere l’interazione dei diversi rischi individuali nel contesto del portafoglio.

Tenendo conto del rendimento desiderato, il rischio di portafoglio dovrebbe essere ridotto in modo ottimale attraverso una combinazione adeguata degli strumenti di investimento. Questo principio, ossia la riduzione del rischio di un investimento di capitale attraverso un’adeguata composizione del portafoglio, è definito diversificazione o ripartizione del rischio. Il principio della diversificazione segue la massima di non “puntare tutto su una carta”. Chi distribuisce il proprio investimento di capitale su troppi pochi investimenti si espone a un rischio inutilmente elevato. Attraverso un’adeguata diversificazione, il rischio di un portafoglio può essere ridotto non solo alla media dei rischi individuali dei componenti del portafoglio, ma solitamente anche al di sotto di essa. Il grado di riduzione del rischio dipende da quanto indipendentemente si sviluppano i prezzi dei componenti del portafoglio l’uno rispetto all’altro.
La correlazione esprime la misura della dipendenza dell’andamento dei prezzi dei singoli componenti del portafoglio tra loro. Per ridurre il rischio complessivo del portafoglio, investitrici e investitori dovrebbero distribuire i loro fondi su investimenti che presentano una correlazione reciproca il più bassa possibile o negativa. A tal fine, gli investimenti possono essere diversificati, tra l’altro, per regioni, settori e classi di attivo. In questo modo, le perdite di singoli investimenti possono essere parzialmente compensate dai guadagni di altri investimenti.

II. Rischi generali dell’investimento di capitale

Esistono rischi generali nell’investimento di capitale che sono rilevanti indipendentemente dalla specifica classe di attivo, dal tipo specifico di negoziazione di titoli o dal servizio di investimento specifico. Alcuni di questi rischi sono descritti di seguito.

  1. Rischio congiunturale

Lo sviluppo macroeconomico di un’economia nazionale procede tipicamente secondo movimenti ondulatori, le cui fasi possono essere suddivise nelle sotto-fasi di ripresa, boom, recessione e depressione. Questi cicli congiunturali, così come gli interventi spesso associati di governi e banche centrali, possono durare diversi anni o decenni e avere un’influenza significativa sull’andamento del valore di diverse classi di attivo. Fasi congiunturali sfavorevoli possono quindi compromettere a lungo termine un investimento di capitale.

  1. Rischio di inflazione

Il rischio di inflazione descrive il pericolo di subire un danno patrimoniale a causa della svalutazione monetaria. Se l’inflazione – ossia la variazione positiva dei prezzi di beni e servizi – è superiore al tasso di interesse nominale di un investimento di capitale, ne deriva una perdita del potere d’acquisto pari alla differenza. Si parla in questo caso di tassi di interesse reali negativi.

Il tasso di interesse reale può servire come indicatore per una possibile perdita del potere d’acquisto. Se il tasso di interesse nominale di un investimento di capitale per un certo periodo è del 4% e l’inflazione nello stesso periodo è del 2%, si ottiene un tasso di interesse reale del +2% all’anno. In caso di inflazione del 5%, il tasso di interesse reale sarebbe solo del -1%, il che corrisponderebbe a una perdita del potere d’acquisto dell’1% all’anno.

  1. Rischio paese

Uno Stato può influenzare i movimenti di capitale e la trasferibilità della sua valuta. Se un debitore residente in tale Stato non è in grado di adempiere a un’obbligazione (puntualmente) per questo motivo, nonostante la propria solvibilità, si parla di rischio paese o rischio di trasferimento. L’investitrice o l’investitore possono subire un danno patrimoniale a causa di ciò.
Motivi per tale influenza sui movimenti di capitale e sulla trasferibilità della valuta possono essere, ad esempio, la carenza di valuta estera, eventi politici e sociali come cambi di governo, scioperi o conflitti di politica estera.

  1. Rischio di cambio (o Rischio valutario)

Per gli investimenti in una valuta diversa da quella nazionale dell’investitrice o dell’investitore, il rendimento ottenuto non dipende esclusivamente dal rendimento nominale dell’investimento nella valuta estera. È influenzato anche dall’andamento del tasso di cambio della valuta estera rispetto alla valuta nazionale. Può verificarsi un danno patrimoniale se la valuta estera in cui è stato effettuato l’investimento si svaluta rispetto alla valuta nazionale. Al contrario, una svalutazione della valuta nazionale può comportare un vantaggio per l’investitrice o l’investitore. Un rischio di cambio esiste non solo per i depositi in contanti in valute estere, ma anche per gli investimenti in azioni, obbligazioni e altri prodotti finanziari denominati o che pagano distribuzioni in una valuta estera.

  1. Rischio di liquidità

Gli investimenti che di solito possono essere acquistati e venduti a breve termine e i cui prezzi di acquisto e vendita sono vicini tra loro sono definiti liquidi. Per questi investimenti esiste di norma un numero sufficiente di acquirenti e venditori per garantire una negoziazione continua e senza intoppi. Per gli investimenti illiquidi o anche in fasi di mercato in cui la liquidità è insufficiente, non è invece garantito che la vendita di un investimento sia possibile a breve termine e con lievi sconti sul prezzo. Ciò può portare a perdite patrimoniali se, ad esempio, un investimento può essere venduto solo in perdita.

  1. Volatilità

Il valore di un investimento di capitale può subire fluttuazioni nel tempo. Ciò vale in particolare per i corsi dei titoli. La cosiddetta volatilità è una misura di queste fluttuazioni entro un certo periodo di tempo. Maggiore è la volatilità di un investimento, più forti sono queste fluttuazioni di valore (sia verso l’alto che verso il basso). Un investimento a più lungo termine sul mercato dei capitali contrasta le fluttuazioni a breve termine in quanto le oscillazioni di valore a breve termine diventano meno rilevanti su un periodo più lungo.

  1. Rischio dei costi

I costi sono spesso trascurati come fattore di rischio dell’investimento di capitale. Tuttavia, i costi palesi e occulti sono di importanza cruciale per il successo dell’investimento. Per un successo dell’investimento a lungo termine, è indispensabile prestare grande attenzione ai costi di un investimento di capitale.

Gli istituti di credito e altre società di servizi finanziari o di investimento di norma trasferiscono i costi di transazione per l’acquisto e la vendita di titoli alle loro clienti e ai loro clienti e possono inoltre addebitare una commissione per l’esecuzione dell’ordine. Inoltre, banche, società di gestione di fondi o altri fornitori di servizi finanziari o intermediari addebitano solitamente i cosiddetti costi correnti, come costi per la gestione del deposito titoli, commissioni di gestione, commissioni di sottoscrizione o pagano provvigioni, che non sono immediatamente evidenti per la cliente o il cliente. Questi costi sostenuti dovrebbero essere inclusi nella valutazione economica complessiva: più alti sono i costi, minore è il rendimento effettivamente ottenibile dall’investitrice o dall’investitore.

  1. Rischi fiscali

I redditi derivanti da investimenti di capitale sono di norma soggetti a imposte e/o contributi per l’investitrice o l’investitore. Modifiche del quadro fiscale per i redditi da capitale possono portare a una modifica del carico fiscale e contributivo. Per gli investimenti all’estero può inoltre verificarsi una doppia imposizione. Imposte e contributi riducono quindi il rendimento effettivamente ottenibile dall’investitrice o dall’investitore. Inoltre, le decisioni di politica fiscale possono avere un impatto positivo o negativo sull’andamento dei corsi dei mercati dei capitali nel loro complesso. Investitrici e investitori dovrebbero, se necessario, rivolgersi all’autorità fiscale competente o al proprio consulente fiscale per chiarire questioni fiscali e mitigare i rischi connessi.

  1. Rischio degli investimenti di capitale finanziati tramite credito

Investitrici e investitori possono, in determinate circostanze, ottenere mezzi finanziari aggiuntivi per l’investimento di capitale contraendo prestiti o costituendo in pegno i propri titoli, con l’obiettivo di aumentare l’importo dell’investimento. Questa procedura crea un effetto leva sul capitale impiegato e può portare a un significativo aumento del rischio. In caso di diminuzione del valore del portafoglio, potrebbero non essere più soddisfatti gli obblighi di integrazione del margine derivanti dalla costituzione in pegno o le richieste di interessi e rimborso del capitale del prestito, costringendo l’investitrice o l’investitore alla vendita (parziale) del portafoglio. Si sconsiglia quindi, in linea di principio, agli investitori privati di effettuare investimenti di capitale finanziati tramite credito. Investitrici o investitori privati dovrebbero, di norma, impiegare per l’investimento di capitale esclusivamente capitale liberamente disponibile, che non sia necessario per il mantenimento corrente dello stile di vita e la copertura delle passività correnti.

  1. Rischio di informazioni errate

Informazioni accurate costituiscono la base per decisioni di investimento di successo. Decisioni errate possono essere prese a causa di informazioni mancanti, incomplete o false, nonché di trasmissione di informazioni errata o tardiva. Per questo motivo, può essere opportuno, in determinate circostanze, non fare affidamento su un’unica fonte di informazione, ma cercare ulteriori informazioni. Un esempio possono essere i documenti contenenti le informazioni chiave, le informazioni chiave per gli investitori e altri documenti di vendita messi a disposizione dal fornitore dello strumento finanziario.

  1. Rischio dovuto a interruzioni e disturbi delle negoziazioni

La negoziazione di strumenti finanziari può essere interrotta temporaneamente, ad esempio a causa di guasti tecnici o dalla sede di esecuzione, o essere temporaneamente non disponibile per altri motivi. In particolare per gli investimenti volatili, investitrici e investitori potrebbero quindi non essere in grado di vendere l’investimento. Nel frattempo, possono verificarsi perdite.

  1. Rischio della custodia diretta (o autogestita)

La custodia diretta di titoli comporta il rischio di perdita dei certificati fisici. Il recupero dei certificati cartacei che rappresentano i diritti dell’investitrice o dell’investitore può richiedere tempo e denaro. Chi effettua la custodia diretta rischia inoltre di mancare scadenze e termini importanti, cosicché alcuni diritti possono essere fatti valere solo in ritardo o non più.

  1. Rischio della custodia all’estero

I titoli acquistati all’estero sono solitamente custoditi da un terzo residente all’estero, selezionato dalla banca depositaria. Ciò può comportare costi più elevati, tempi di consegna più lunghi e incertezze riguardo agli ordinamenti giuridici esteri. In particolare, in caso di procedura di insolvenza o altre misure di esecuzione forzata nei confronti del depositario estero, l’accesso ai titoli può essere limitato o addirittura escluso.

III. Funzionamento e rischi delle diverse classi di attivo

  1. Deposito a vista e risparmio remunerato

1.1 Generale

L’accettazione di fondi di terzi come depositi o altri fondi del pubblico assolutamente rimborsabili è definita attività di raccolta depositi. Giuridicamente, si tratta regolarmente di un prestito. Si distingue di norma tra offerte di deposito a vista (Tagesgeld) e di risparmio remunerato (Sparzins). I depositi su un conto deposito a vista sono remunerati a un tasso di interesse variabile senza scadenza fissa. Il deposito è disponibile giornalmente. Un conto di risparmio remunerato, invece, ha una scadenza fissa, durante la quale l’investitrice o l’investitore non può accedere al deposito (o eventualmente solo perdendo gli interessi concordati).

1.2. Rischi specifici

Rischio di inflazione: Per rischio di inflazione si intende la variazione del potere d’acquisto del rimborso finale e/o dei proventi da interessi di un investimento. Se durante la durata di un deposito l’inflazione cambia in modo tale da superare il tasso di interesse del deposito, il potere d’acquisto effettivo dell’investitrice o dell’investitore diminuisce (tassi di interesse reali negativi).
Rischio di insolvenza (Default Risk): Esiste il pericolo che l’istituto di credito che detiene il deposito (ad esempio in caso di insolvenza) fallisca, ossia non sia più in grado di effettuare il rimborso dei depositi di risparmio. Questo rischio può essere mitigato dai cosiddetti sistemi di garanzia dei depositi, che assicurano il rimborso del deposito di risparmio parzialmente o totalmente. In Europa, ad esempio, tutti gli Stati membri dell’UE hanno concordato di istituire sistemi nazionali di garanzia dei depositi secondo direttive europee armonizzate. Anche i paesi SEE non membri dell’UE (ad es. la Norvegia) hanno istituito sistemi di garanzia dei depositi. Questi sistemi intervengono fino a un certo importo garantito (nell’UE generalmente fino a 100.000 EUR) se una banca non è in grado di rimborsare i depositi dei propri clienti.
Rischio di variazione dei tassi di interesse: I depositi a vista sono soggetti al rischio di una modifica del tasso di interesse applicabile da parte dell’istituto di credito che detiene il deposito.
Rischi legati alle valute estere: Se i depositi a vista o a risparmio sono conclusi in una valuta diversa da quella nazionale dell’investitrice o dell’investitore, anche l’andamento del tasso di cambio della valuta estera rispetto a quella nazionale influenza il successo dell’investimento. Inoltre, sussistono rischi paese sotto forma di influenza sui movimenti di capitale e sulla trasferibilità della valuta.

  1. Azioni

2.1. Generale

Le azioni sono titoli emessi da società per raccogliere capitale proprio e che certificano un diritto di partecipazione nella società. L’azionista non è quindi un creditore, come nel caso di un’obbligazione, ma un comproprietario dell’impresa. L’azionista partecipa al successo e all’insuccesso economico e ne beneficia attraverso la distribuzione degli utili, i cosiddetti dividendi, e attraverso l’andamento del corso dell’azione.

Per le azioni con valore nominale (Nennwertaktien), l’entità della partecipazione nella società rappresentata dall’azione deriva dall’importo monetario fisso indicato. Un’azione senza valore nominale (Stückaktie) rappresenta un certo numero di azioni. La quota di partecipazione della singola azionista o del singolo azionista e quindi l’entità dei suoi diritti deriva dal rapporto tra il numero di azioni da lui detenute e il numero totale di azioni emesse.

Esistono diversi tipi di azioni dotate di diritti diversi. Le configurazioni più importanti sono azioni ordinarie (Stammaktien), azioni privilegiate (Vorzugsaktien), azioni al portatore (Inhaberaktien) e azioni nominative (Namensaktien). Le azioni ordinarie sono dotate di diritti di voto e sono il tipo di azione più diffuso in Germania. Al contrario, le azioni privilegiate non sono dotate di diritti di voto. In compenso, l’azionista riceve un trattamento preferenziale, ad esempio nella distribuzione dei dividendi. Con un’azione al portatore, non è necessaria l’iscrizione dell’azionista nel libro soci. L’azionista può esercitare i propri diritti anche senza l’iscrizione. Le azioni al portatore sono quindi più facilmente trasferibili, il che ne migliora tipicamente la negoziabilità. Con un’azione nominativa, il nome del titolare viene iscritto in un libro soci. Senza l’iscrizione, i diritti derivanti dal possesso dell’azione non possono essere fatti valere. Le azioni nominative il cui trasferimento a un nuovo azionista è inoltre subordinato al consenso della società sono definite azioni nominative vincolate (vinkulierte Namensaktien). Per la società emittente, le azioni nominative vincolate sono vantaggiose in quanto consentono di mantenere una visione d’insieme della cerchia degli azionisti. Tuttavia, le azioni nominative vincolate non sono frequenti in Germania.
La partecipazione a una società per azioni conferisce all’azionista diversi diritti. I diritti degli azionisti in Germania derivano dalla Legge tedesca sulle società per azioni (Aktiengesetz) e dallo statuto della società interessata. Si tratta essenzialmente di diritti patrimoniali e amministrativi.

Per quanto riguarda i diritti patrimoniali, sono da menzionare soprattutto il diritto al dividendo, i diritti di opzione (o sottoscrizione) e il diritto ad azioni gratuite o bonus:

Dividendo: La distribuzione annuale degli utili da parte dell’emittente agli azionisti. Questa dipende dallo sviluppo economico della società, in particolare dall’utile di bilancio distribuibile. Una decisione sull’ammontare del dividendo viene presa dall’assemblea generale nel quadro dell’utilizzo degli utili da parte degli azionisti.
Diritto di opzione (Bezugsrecht): Il diritto dell’azionista di partecipare a un aumento di capitale per mantenere i rapporti di voto esistenti e compensare un eventuale svantaggio patrimoniale. Per l’esercizio del diritto di opzione (che, tra l’altro, è negoziabile autonomamente per questo periodo) è necessario rispettare un termine adeguato.
Azioni gratuite o bonus (Zusatz- oder Berichtigungsaktien): Un’emissione di azioni gratuite o bonus può avvenire nell’ambito di un aumento di capitale da riserve sociali. In tal caso, la società aumenta il capitale azionario attingendo alle proprie riserve, senza apporto di conferimenti esterni. Il valore della società (a differenza del numero di azioni) non aumenta di conseguenza.

Per quanto riguarda i diritti amministrativi, sono da menzionare soprattutto il diritto di partecipazione all’assemblea generale, il diritto all’informazione e il diritto di voto. Questi diritti amministrativi sono previsti dalla legge e consentono all’azionista di tutelare i propri interessi. L’assemblea generale si tiene di norma annualmente. In essa avviene l’adozione delle delibere sugli argomenti all’ordine del giorno da parte degli azionisti. Oggetto delle delibere sono i casi previsti dalla legge o dallo statuto (ad esempio, l’utilizzo dell’utile di bilancio, le modifiche statutarie o l’approvazione dell’operato del consiglio di amministrazione e del consiglio di sorveglianza). Nell’assemblea generale, l’azionista ha diritto all’informazione su questioni legali e commerciali. Solo in casi eccezionali il consiglio di amministrazione ha il diritto di rifiutare l’informazione. Il diritto di voto dell’azionista è il più importante diritto amministrativo. Di regola, a ogni azione è assegnato un voto. Fanno eccezione le azioni privilegiate. Il titolare di queste non ha diritto di voto, ma gode di preferenza nella distribuzione dell’utile di bilancio. I diritti di voto possono essere esercitati personalmente partecipando all’assemblea generale o delegati a terzi tramite procura.

Una particolarità nel settore dell’investimento immobiliare sono i REITs (Real Estate Investment Trusts). Si tratta regolarmente di società per azioni quotate in borsa, la cui attività consiste nell’acquisizione, costruzione, locazione, affitto e vendita di immobili. Oltre ai rischi intrinseci di un investimento in azioni, esistono quindi rischi specifici legati alla classe di attivo immobiliare. Mentre in Germania i REITs hanno la forma giuridica di società per azioni, per i REITs esteri sono possibili altre forme strutturali. Per i REITs, la maggior parte del patrimonio deve essere costituita da immobili e, inoltre, la maggior parte dell’utile distribuibile deve essere distribuita agli azionisti. In presenza di determinati requisiti, i REITs sono fiscalmente vantaggiosi, poiché i redditi sono tassati a livello degli azionisti e non già a livello della società. Se i REITs sono quotati in borsa, come prescritto in Germania, il loro valore deriva dall’offerta e dalla domanda esistenti.

2.2. Rischi specifici

Rischio di prezzo: Le azioni possono essere negoziate sia in borsa che fuori borsa (over-the-counter). Il prezzo di un’azione è determinato dalla domanda e dall’offerta. Non esiste una formula di calcolo per il prezzo “corretto” o “equo” di un’azione. I modelli per il calcolo del prezzo delle azioni sono sempre soggetti ad ipotesi soggettive. La formazione del prezzo dipende in larga misura dalle diverse interpretazioni delle informazioni accessibili da parte dei partecipanti al mercato. Numerosi studi empirici dimostrano che i corsi azionari non possono essere previsti sistematicamente. I corsi azionari sono influenzati da molti fattori. Il rischio associato di un andamento negativo del prezzo può essere approssimativamente suddiviso in rischio specifico dell’impresa e rischio generale di mercato. Il rischio specifico dell’impresa dipende dallo sviluppo economico dell’impresa. Se l’impresa si sviluppa economicamente peggio del previsto, possono verificarsi andamenti negativi del corso azionario. Nel caso peggiore, ovvero in caso di insolvenza e successiva bancarotta dell’impresa, l’investitrice o l’investitore possono subire una perdita totale del capitale investito. Tuttavia, può anche accadere che il corso di un’azione si muova a causa di variazioni del mercato complessivo, senza che a questa variazione di prezzo sottostiano circostanze specifiche dell’impresa. Le variazioni di prezzo che derivano piuttosto da tendenze generali del mercato azionario e sono indipendenti dalla situazione economica della singola impresa sono definite rischio generale di mercato.
Rischio di insolvenza: Poiché l’azionista viene soddisfatto in caso di insolvenza solo dopo che sono state soddisfatte tutte le altre pretese creditorie, le azioni sono da considerarsi una classe di attivo a rischio relativamente elevato.
Rischio legato ai dividendi: La partecipazione dell’azionista agli utili dell’impresa tramite distribuzioni monetarie è chiamata dividendo. Esattamente come gli utili futuri di un’impresa, i dividendi futuri non possono essere previsti. Se un’impresa realizza un utile inferiore a quello pianificato o nessun utile e non ha costituito riserve, il dividendo può essere ridotto o completamente sospeso. Tuttavia, un’azionista o un azionista non ha diritto a una distribuzione anche in caso di utile realizzato. Se l’impresa ritiene necessarie delle riserve, ad esempio a causa di costi futuri attesi (cause legali, ristrutturazioni, ecc.), può, in determinate circostanze, sospendere il dividendo nonostante l’utile realizzato.
Rischio di variazione dei tassi di interesse: In seguito all’aumento dei tassi di interesse, può accadere che i corsi azionari registrino un andamento negativo, ad esempio perché i costi di finanziamento dell’impresa possono aumentare o gli utili futuri vengono scontati a un tasso di interesse più elevato e quindi valutati meno oggi.
Rischio di liquidità: Di norma, per le azioni negoziate in borsa, soprattutto se si tratta di società con un elevato valore aziendale che fanno parte di un importante indice azionario, come ad esempio il DAX, vengono continuamente forniti prezzi di acquisto e vendita. Se per vari motivi non si formano prezzi negoziabili sul mercato, l’azionista non ha temporaneamente la possibilità di vendere la propria posizione azionaria, il che può avere un impatto negativo sul suo investimento. Un caso esemplare di azioni illiquide sono le cosiddette penny stock. Queste sono caratterizzate da un corso di borsa molto basso (solitamente inferiore all’equivalente di un dollaro USA) e spesso non sono negoziate su un mercato regolamentato e sorvegliato da organismi riconosciuti dallo Stato. Sussiste qui il rischio che il titolo possa essere rivenduto solo a condizioni difficili e con notevoli svantaggi di prezzo (a causa di uno spread molto ampio tra i prezzi di offerta e domanda). Inoltre, per le penny stock esiste anche un rischio elevato di manipolazione dei corsi da parte dei partecipanti al mercato.
Psicologia dei partecipanti al mercato: Oltre ai fattori oggettivi (dati economici, dati sull’impresa, ecc.), nella negoziazione di un titolo su un mercato organizzato, ad esempio una borsa, giocano un ruolo anche fattori psicologici. Le aspettative dei partecipanti al mercato, che possono sostenere opinioni potenzialmente irrazionali, possono contribuire a corsi in aumento o in calo o rafforzarli decisamente. I corsi azionari riflettono quindi anche supposizioni, umori, speranze e timori di investitrici e investitori. La borsa è anche un mercato di aspettative, dove i comportamenti non devono essere sempre razionali.
Rischio di perdita e modifica dei diritti degli azionisti: I diritti degli azionisti già descritti (in particolare i diritti patrimoniali e amministrativi) possono essere modificati o sostituiti da misure di diritto societario. Esempi sono fusioni, scissioni e trasformazioni della forma giuridica. Inoltre, anche gli azionisti di maggioranza (cioè azionisti con la maggioranza corrispondente) possono forzare l’uscita degli azionisti di minoranza nell’ambito di un cosiddetto “squeeze out”. Sebbene questi ricevano un indennizzo legalmente prescritto, perdono in cambio tutti i diritti degli azionisti e sono costretti a rinunciare al loro investimento.
Rischio di revoca della quotazione in borsa (Delisting): Solo la quotazione in borsa di un’azione ne aumenta notevolmente la libera negoziabilità. Le società per azioni possono far revocare l’ammissione delle azioni da parte della borsa (tenendo conto delle normative legali e delle disposizioni di borsa). I diritti degli azionisti (in particolare i diritti patrimoniali e amministrativi) non sono in linea di principio interessati da ciò, ma la liquidità dell’investimento soffre notevolmente di un tale “delisting”.

  1. Obbligazioni (Titoli a reddito fisso)

3.1. Generale

Obbligazioni designa un’ampia gamma di titoli a reddito fisso (chiamati anche Rentenpapiere). Comprendono, oltre alle obbligazioni “classiche”, anche obbligazioni indicizzate, Pfandbriefe (obbligazioni ipotecarie/garantite) e obbligazioni strutturate. Il funzionamento di base è comune a tutti i tipi di obbligazioni. A differenza delle azioni, le obbligazioni sono emesse sia da imprese che da enti pubblici e Stati (i cosiddetti emittenti). Non conferiscono al titolare un diritto di partecipazione. Attraverso l’emissione di obbligazioni, un emittente raccoglie capitale di debito. Si parla quindi anche di titoli di debito (Schuldverschreibungen), in cui l’acquirente dell’obbligazione diventa creditore di un credito monetario nei confronti dell’emittente (debitore). Le obbligazioni sono di norma titoli negoziabili con un valore nominale (ammontare del debito), un tasso di interesse (cedola) e una scadenza definita.

Come per un prestito, l’emittente si impegna a pagare all’investitrice o all’investitore un tasso di interesse corrispondente. I pagamenti degli interessi possono avvenire a intervalli regolari durante la durata o cumulati alla fine della durata. Alla fine della durata, l’investitrice o l’investitore riceve inoltre il valore nominale. L’ammontare del tasso di interesse da pagare dipende da vari fattori. I parametri più importanti per l’ammontare del tasso di interesse sono di norma la solvibilità dell’emittente, la durata dell’obbligazione, la valuta sottostante e il livello generale dei tassi di interesse di mercato.

A seconda del metodo di pagamento degli interessi, le obbligazioni possono essere suddivise in diversi gruppi. Se il tasso di interesse è fissato fin dall’inizio per l’intera durata, si parla ad esempio di “obbligazioni a tasso fisso” (Straight Bonds). Le obbligazioni in cui la remunerazione è legata a un tasso di interesse di riferimento variabile e il cui tasso di interesse può cambiare durante la durata dell’obbligazione sono chiamate “floater” (obbligazioni a tasso variabile). Un eventuale premio o sconto specifico dell’impresa rispetto al tasso di interesse di riferimento si orienta di norma al rischio di credito dell’emittente. Un tasso di interesse più elevato significa fondamentalmente un rischio di credito più elevato. Esattamente come le azioni, le obbligazioni possono essere negoziate in borsa o fuori borsa.

I rendimenti che investitrici o investitori possono ottenere dagli investimenti in obbligazioni derivano dalla remunerazione del valore nominale dell’obbligazione e da un’eventuale differenza tra il prezzo di acquisto e quello di vendita. Studi empirici dimostrano che i rendimenti medi ottenuti con le obbligazioni su un orizzonte temporale più lungo sono stati in passato superiori a quelli degli investimenti in depositi a risparmio, ma inferiori a quelli degli investimenti in azioni (Fonte: Siegel, J. (1992). The Equity Premium: Stock and Bond Returns Since 1802. Financial Analysts Journal, 48(1), 28-38+46).

3.2. Rischi specifici

Rischio emittente/di credito (Bonitätsrisiko): Un rischio ovvio nell’investimento in obbligazioni è il rischio di insolvenza dell’emittente. Se l’emittente non può adempiere ai propri obblighi nei confronti dell’investitrice o dell’investitore, questi rischiano una perdita totale. A differenza di un’azionista o di un azionista, l’investitrice o l’investitore in obbligazioni si trova tuttavia in una posizione migliore in caso di insolvenza, poiché mette a disposizione dell’emittente capitale di debito e il suo credito può essere soddisfatto (eventualmente parzialmente) da un’eventuale massa fallimentare. La solvibilità di molti emittenti viene valutata a intervalli regolari da agenzie di rating e suddivisa in classi di rischio (i cosiddetti rating). I rating non devono però essere intesi come una raccomandazione per una decisione di investimento. Possono piuttosto essere inclusi come informazioni nella relativa valutazione di una decisione di investimento da parte di investitrici o investitori. Un emittente con bassa solvibilità deve di norma pagare un tasso di interesse più elevato come compensazione per il rischio di credito agli acquirenti delle obbligazioni rispetto a un emittente con eccellente solvibilità. Per le obbligazioni garantite (“Covered Bonds”), la solvibilità dipende principalmente dall’entità e dalla qualità della garanzia (pool di copertura) e non esclusivamente dalla solvibilità dell’emittente. Inoltre, il rischio di perdita dipende anche dal cosiddetto rango dell’obbligazione. Le obbligazioni subordinate comportano un rischio maggiore, poiché i loro creditori vengono soddisfatti in caso di insolvenza solo in via subordinata.
Rischio di inflazione: Per rischio di inflazione si intende la variazione del potere d’acquisto del rimborso finale e/o dei proventi da interessi di un investimento. Se durante la durata di un’obbligazione l’inflazione cambia in modo tale da superare il tasso di interesse dell’obbligazione, il potere d’acquisto effettivo dell’investitrice o dell’investitore diminuisce (tassi di interesse reali negativi).
Rischio di prezzo: Il prezzo di un’obbligazione è influenzato da diversi fattori. Così, anche il prezzo di un’obbligazione è soggetto all’interazione tra domanda e offerta. In particolare, ad esempio, il livello dei tassi guida determinato dalla banca centrale ha un’influenza determinante sul valore di un’obbligazione. Ad esempio, con l’aumento del livello dei tassi di interesse, la remunerazione di un’obbligazione a tasso fisso diventa relativamente meno attraente e il prezzo dell’obbligazione scende. Un aumento dei tassi di mercato è quindi di norma accompagnato da prezzi in calo per le obbligazioni. L’entità della reazione alle variazioni del tasso di interesse di mercato non è sempre la stessa. Piuttosto, la “sensibilità alle variazioni dei tassi di interesse” di un’obbligazione dipende dalla sua durata residua e dall’ammontare della cedola. Anche se un emittente paga tutti gli interessi e il valore nominale alla fine della durata, può comunque verificarsi una perdita per un’investitrice o un investitore in obbligazioni se, ad esempio, vende prima della scadenza a un prezzo inferiore al prezzo di emissione o di acquisto dell’obbligazione. Anche i rischi di credito e di inflazione già menzionati possono inoltre avere effetti negativi sul prezzo dell’obbligazione.

  1. Materie prime (Commodities)

4.1. Generale

Gli investimenti di capitale in prodotti legati alle materie prime sono annoverati tra le classi di attivo alternative. A differenza di azioni e obbligazioni, le materie prime, se negoziate a scopo di investimento, di solito non vengono trasferite fisicamente, ma negoziate tramite derivati (principalmente futures, forward o swap). I derivati sono contratti in cui le parti contraenti si accordano per acquistare o vendere un determinato bene (sottostante) in futuro a un prezzo prestabilito. A seconda che il prezzo di mercato della materia prima sia superiore o inferiore al prezzo concordato, il valore del derivato è positivo o negativo. Nella maggior parte dei casi non avviene una consegna effettiva delle materie prime, ma un pagamento compensativo basato sulla differenza tra il prezzo di mercato e il prezzo concordato. Questo approccio facilita la negoziazione, poiché le sfide come lo stoccaggio, il trasporto e l’assicurazione delle materie prime possono essere ignorate. Tuttavia, questa modalità sintetica di investimento in materie prime comporta alcune peculiarità da considerare. Le materie prime offrono a un’investitrice o a un investitore esclusivamente la prospettiva di rendimenti attraverso guadagni di prezzo e non offrono distribuzioni.
Se l’investitrice o l’investitore desidera investire in materie prime, può, oltre a un investimento diretto nella materia prima (che di regola non è adatto per investitori privati), ad esempio acquistare anche quote di un fondo su materie prime o un titolo che replica l’andamento del valore delle materie prime.
I fondi aperti su materie prime condividono le caratteristiche essenziali, il funzionamento e i rischi dei fondi comuni di investimento aperti presentati altrove. Oltre a questi rischi, sussistono anche i rischi specifici dell’investimento in materie prime. I fondi aperti su materie prime investono prevalentemente in azioni di società attive nel settore delle materie prime (cioè imprese legate all’estrazione, alla lavorazione e alla vendita di materie prime) o in derivati della materia prima corrispondente. I fondi aperti su materie prime di solito hanno una gestione attiva del fondo, responsabile degli acquisti e delle vendite all’interno del fondo. Per questo vengono addebitate commissioni correnti, che possono essere relativamente elevate. Gli strumenti di investimento passivi, come gli ETF, sono di regola più economici, poiché replicano semplicemente un indice di materie prime (composto da diverse materie prime).
Se l’investitrice o l’investitore desidera investire solo in una materia prima, deve acquistare un titolo corrispondente che replica l’andamento del valore di questa materia prima (Exchange Traded Commodities, ETC). Gli ETC sono negoziati in borsa come gli ETF. Tuttavia, è importante notare una differenza fondamentale: il capitale investito in un ETC non è un patrimonio separato (Sondervermögen) protetto in caso di insolvenza dell’emittente. Un ETC è infatti un titolo di debito dell’emittente dell’ETC. Rispetto a un ETF, l’investitrice o l’investitore con l’ETC sopporta quindi un rischio emittente. Per minimizzare questo rischio, gli emittenti utilizzano diversi metodi di collateralizzazione. I criteri rilevanti per la selezione di un ETF sono applicabili di conseguenza agli ETC (cfr. punto III.7.5).

4.2. Rischi specifici

Rischio di prezzo: Generalmente, gli investimenti in materie prime sono esposti agli stessi rischi di prezzo degli investimenti diretti in materie prime. Eventi particolari come catastrofi naturali, conflitti politici, regolamentazioni statali o fluttuazioni meteorologiche possono influenzare la disponibilità di materie prime e quindi portare a una drastica variazione di prezzo del sottostante e, in determinate circostanze, anche del derivato. Ciò può anche portare a una restrizione della liquidità e comportare prezzi in calo. Come fattore di produzione per l’industria, la domanda di determinate materie prime come metalli ed energia dipende inoltre in modo determinante dallo sviluppo economico generale.
Rischio di perdita da roll-over (Roll Yield Risk): La replica derivata di una materia prima (ad esempio tramite futures) nell’ambito di un ETF o ETC richiede (a seconda della metodologia) il cosiddetto roll-over dei contratti a termine nel periodo successivo. Ciò è necessario poiché i contratti a termine hanno una durata limitata e devono quindi essere sostituiti con il contratto a scadenza successiva prima della scadenza (il contratto viene “rollato”). Qui può verificarsi una peculiarità legata al cosiddetto contango. “Contango” significa che i contratti a termine con scadenza più breve vengono negoziati con uno sconto rispetto ai contratti a termine con scadenza più lunga. Ciò può accadere, ad esempio, in caso di eccesso di offerta e mancanza di domanda per la materia prima. Il roll-over del contratto a termine nel periodo successivo comporta ora che il contratto a termine con scadenza più breve debba essere venduto a un prezzo inferiore e il contratto a termine con scadenza più lunga debba essere acquistato a un prezzo superiore. Ogni roll-over può in questo contesto portare a una perdita, indipendentemente dall’andamento generale del prezzo della materia prima sul cosiddetto mercato spot.
Rischio di controparte: Attraverso la negoziazione tramite derivati esiste un rischio per quanto riguarda la struttura del contratto derivato. Se la controparte non è in grado o non è disposta a adempiere ai propri obblighi derivanti dal contratto derivato, può accadere che il contratto derivato non venga eseguito, in tutto o in parte.

  1. Valute estere

5.1. Generale

Gli investimenti di capitale in valuta estera offrono a investitrici e investitori una possibilità di diversificazione del proprio portafoglio. Inoltre, gli investimenti, tra l’altro, nelle classi di attivo precedentemente menzionate sono spesso associati all’assunzione di rischi legati alle valute estere. Se investitrici o investitori tedeschi investono ad esempio direttamente o indirettamente (ad es. tramite un fondo o ETF) in azioni americane, il loro investimento è soggetto non solo ai rischi azionari, ma anche al rischio di cambio tra Euro e Dollaro USA, che può influire positivamente o negativamente sul valore dell’investimento.

5.2. Rischi specifici

Rischio di cambio: I tassi di cambio tra diverse valute possono cambiare nel tempo e possono verificarsi notevoli oscillazioni dei corsi. Se investitrici o investitori tedeschi investono ad esempio in Dollari USA o in un’azione denominata in Dollari USA, una svalutazione del Dollaro USA rispetto all’Euro (cioè un apprezzamento dell’Euro) influisce negativamente sul loro investimento. In determinate circostanze, anche un andamento positivo del corso azionario può essere più che compensato dall’indebolimento del Dollaro USA. Anche i rischi specifici del paese possono avere un’influenza sul tasso di cambio di una valuta. Ad esempio, le valute dei paesi esportatori di petrolio possono svalutarsi fortemente in caso di forti turbolenze dei prezzi del petrolio.
Rischio di variazione dei tassi di interesse: Se i tassi di interesse cambiano nel mercato nazionale o nel mercato della valuta estera, ciò può avere effetti significativi sul tasso di cambio, poiché le variazioni dei livelli dei tassi di interesse possono talvolta innescare grandi movimenti di capitale transfrontalieri.
Rischi normativi: Le banche centrali svolgono un ruolo cruciale nella formazione dei tassi di cambio. Oltre alla massa monetaria e ai tassi di interesse, alcune banche centrali controllano anche i tassi di cambio. Intervengono sui mercati non appena vengono raggiunte determinate soglie, vendendo o acquistando la propria valuta, oppure agganciano il tasso di cambio totalmente o parzialmente a una valuta estera. Se queste strategie vengono modificate o abolite, ciò può portare a notevoli turbolenze sui rispettivi mercati valutari. Ciò è stato osservato, ad esempio, quando la Banca Nazionale Svizzera nel gennaio 2015 ha abbandonato la fissazione del tasso di cambio minimo del Franco svizzero rispetto all’Euro a 1,20 EUR/CHF e il tasso di cambio nello stesso giorno è sceso da 1,20 EUR/CHF fino a 0,97 EUR/CHF.

  1. Immobili

6.1. Generale

Sotto questa classe di attivo rientrano immobili residenziali (ad es. appartamenti e case a schiera), immobili commerciali (ad es. edifici per uffici o superfici commerciali) e società che investono in immobili o li gestiscono. L’investimento può avvenire direttamente attraverso l’acquisto degli immobili o indirettamente attraverso l’acquisto di quote di fondi immobiliari, Real Estate Investment Trusts (REITs) e altre società immobiliari.

I fondi immobiliari aperti condividono le caratteristiche essenziali, il funzionamento e i rischi dei fondi comuni di investimento aperti presentati altrove. La caratteristica essenziale è che il patrimonio del fondo viene investito prevalentemente in immobili (ad esempio terreni ad uso commerciale, edifici, propri progetti edilizi). Per il rimborso delle quote valgono disposizioni legali particolari. Investitrici e investitori devono detenere i fondi immobiliari aperti per almeno 24 mesi e comunicare i rimborsi con un preavviso di 12 mesi. Inoltre, le condizioni di investimento dei fondi immobiliari aperti possono prevedere che le quote del fondo possano essere restituite alla società di gestione del capitale solo in determinate date (almeno una volta all’anno). Inoltre, le condizioni di investimento possono stabilire che il rimborso delle quote possa essere sospeso per un periodo fino a tre anni. Oltre ai rischi intrinseci di un investimento immobiliare, esistono quindi rischi specifici legati a un rimborso o a una liquidità limitati.

6.2 Rischi specifici

Rischio di rendimento: L’acquisto di immobili richiede all’inizio un investimento elevato, che si ammortizza solo nel tempo attraverso i flussi di cassa derivanti da locazioni e affitti. La situazione reddituale può però essere relativamente facilmente disturbata da limitazioni dell’utilizzabilità in termini temporali e oggettivi, cosicché l’ammortamento dell’investimento iniziale richiede un periodo più lungo.
Rischio di valutazione: Nella valutazione di un immobile giocano un ruolo numerosi criteri (ubicazione, dimensioni, contesto, superficie utile, livello dei tassi di interesse, ecc.). Inoltre, il mercato immobiliare è composto da sottomercati spazialmente separati. Per questi motivi, la valutazione immobiliare è soggetta a numerose incertezze, difficili da prevedere singolarmente.
Rischio di liquidità: Gli immobili rappresentano una classe di attivo relativamente illiquida, poiché a causa dell’elevata individualità degli immobili e dell’esistenza di sottomercati, il processo di valutazione, vendita e trasferimento della proprietà può richiedere un periodo di tempo più lungo. Una rapida realizzazione del valore di un immobile non è quindi solitamente possibile. L’acquisto indiretto di immobili tramite quote di società immobiliari mitiga questo rischio.
Costi di transazione: Il processo di valutazione, vendita e trasferimento della proprietà per gli investimenti immobiliari diretti comporta costi relativamente elevati rispetto agli investimenti finanziari.
Rischio di prezzo: Nell’investimento indiretto in immobili tramite l’acquisto di quote di fondi immobiliari o REITs, l’investitrice o l’investitore è esposto a un rischio di prezzo. Il prezzo può variare a seguito di fluttuazioni generali del mercato, senza che la situazione del fondo sia cambiata.

  1. Fondi comuni di investimento aperti

7.1. Generale

I fondi comuni di investimento sono veicoli per l’investimento collettivo. Per essi valgono in Germania le disposizioni del Codice tedesco sugli investimenti di capitale (Kapitalanlagegesetzbuch – KAGB). I fondi comuni di investimento esteri possono essere organizzati in modo uguale o simile ai fondi comuni di investimento tedeschi. Possono tuttavia sussistere anche notevoli differenze giuridiche o di altro tipo. Se i fondi comuni di investimento esteri vengono distribuiti in Germania, devono essere soddisfatti determinati requisiti legali, il cui rispetto è verificato dall’Autorità federale tedesca di vigilanza finanziaria (BaFin).
I fondi comuni di investimento aperti (a differenza dei fondi comuni di investimento chiusi) sono aperti a un numero illimitato di investitrici o investitori. In un fondo comune di investimento aperto, solitamente una società di gestione del risparmio (Kapitalverwaltungsgesellschaft) raccoglie i fondi di molti investitori in un patrimonio separato (Sondervermögen). Sono tuttavia possibili anche forme speciali di fondi di investimento (ad esempio società di investimento per azioni o società di investimento in accomandita). La società di gestione del risparmio investe questi fondi secondo una strategia di investimento definita e il principio della diversificazione del rischio in diversi valori patrimoniali (titoli, strumenti del mercato monetario, depositi bancari, strumenti derivati, immobili) e li gestisce professionalmente. Il patrimonio del fondo deve essere, in quanto patrimonio separato, rigorosamente separato dal patrimonio della società di gestione del risparmio per motivi di tutela degli investitori. Per questo motivo, i beni appartenenti al fondo comune di investimento sono custoditi presso la cosiddetta banca depositaria (Verwahrstelle).
Investitrici e investitori possono acquisire in qualsiasi momento diritti di comproprietà sul patrimonio del fondo acquistando quote del fondo comune di investimento tramite un istituto di credito o la società di gestione del risparmio. Il valore di una singola quota del fondo comune di investimento si calcola dividendo il valore del patrimonio del fondo per il numero di quote emesse. Il valore del patrimonio del fondo viene qui solitamente determinato secondo una procedura di valutazione prestabilita. Per i fondi comuni di investimento negoziati in borsa è inoltre disponibile la negoziazione continua in borsa per la determinazione del prezzo e per l’acquisto.
La liquidazione delle quote del fondo comune di investimento può avvenire in due modi. Da un lato, esiste fondamentalmente la possibilità di restituire le quote del fondo comune di investimento alla società di gestione del risparmio al prezzo di rimborso ufficiale. Dall’altro, le quote del fondo comune di investimento possono eventualmente essere negoziate in borsa. Sia in caso di acquisto che di liquidazione di quote del fondo comune di investimento possono sorgere costi di terzi (ad es. commissione di sottoscrizione, commissione di rimborso, provvigione).
Le informazioni chiave per gli investitori (KIID), il prospetto di vendita e le condizioni di investimento forniscono informazioni sulla strategia di investimento, sui costi correnti (commissione di gestione, costi operativi, costi della banca depositaria, ecc.) e altre informazioni essenziali relative al fondo comune di investimento aperto. Inoltre, le relazioni semestrali e annuali da pubblicare costituiscono un’importante fonte di informazione.
I diversi tipi di fondi comuni di investimento aperti possono essere differenziati in particolare secondo i seguenti criteri:

Tipo di gestione: Si distingue tra gestione attiva e passiva. L’obiettivo di una gestione attiva è influenzare positivamente l’andamento attraverso l’adeguamento continuo del portafoglio. Al contrario, nella gestione passiva, l’andamento del valore è strettamente legato all’andamento di un indice replicato.
Composizione: Il patrimonio del fondo può essere composto da diverse classi di attivo (ad es. azioni, titoli a reddito fisso, materie prime).
Focus geografico: I fondi comuni di investimento aperti possono concentrarsi su determinati paesi o regioni o investire a livello globale.
Orizzonte temporale di investimento: I fondi comuni di investimento aperti possono avere una durata fissa o illimitata.
Utilizzo dei proventi: I fondi comuni di investimento aperti possono distribuire regolarmente i proventi o reinvestirli per incrementare il patrimonio del fondo (accumulazione).
Valuta: I prezzi delle quote dei fondi comuni di investimento aperti possono essere offerti in Euro o in valuta estera.
Copertura/Garanzia: La società di gestione del risparmio o un terzo possono garantire un certo andamento del valore, determinate distribuzioni o una certa conservazione del valore.

7.2. Rischi specifici

Gestione del fondo: Le decisioni concrete di investimento sono prese dalla gestione della società di gestione del risparmio. L’investitrice o l’investitore non può influenzare la composizione del patrimonio del fondo.
Costi: La gestione professionale del fondo comporta costi aggiuntivi che non sorgerebbero in caso di acquisto diretto dei titoli detenuti nel patrimonio del fondo. Si aggiungono spesso commissioni di sottoscrizione una tantum, che insieme ai costi di gestione correnti costituiscono i costi totali di questa forma di investimento e possono influire negativamente sul rendimento dell’investimento a seconda della durata di detenzione. L’investitrice o l’investitore dovrebbe quindi sempre considerare i costi totali al momento dell’acquisto di un fondo comune di investimento (in particolare costi di gestione, costi di transazione, commissione di sottoscrizione e commissione di rimborso).
Rischio generale di mercato: Un’ampia diversificazione del patrimonio del fondo secondo diversi criteri non può impedire che un andamento generale negativo su una o più piazze borsistiche si traduca in cali significativi dei prezzi delle quote.
Errata interpretazione delle statistiche sull’andamento del valore: Se per la valutazione del successo passato dell’investimento del fondo vengono utilizzate le cosiddette statistiche sull’andamento del valore, esiste un rischio specifico di errata interpretazione. In particolare, va notato che gli andamenti passati dei corsi non possono contenere alcuna garanzia riguardo agli andamenti futuri dei corsi.
Concentrazione del rischio: La concentrazione del rischio aumenta con una crescente specializzazione di un fondo, ad esempio su una determinata regione, settore o valuta. Questo rischio elevato può tuttavia comportare anche maggiori opportunità di rendimento.
Rischio di sospensione e liquidazione: La società di gestione del risparmio può, in determinate circostanze, limitare temporaneamente, sospendere o cessare definitivamente l’emissione di quote del fondo.
Rischio di trasferimento o scioglimento del fondo comune di investimento: In determinate condizioni, è possibile sia il trasferimento del patrimonio separato a un altro patrimonio separato sia lo scioglimento della gestione da parte della società di gestione del risparmio. In caso di trasferimento, la gestione continuata può avvenire a condizioni meno favorevoli. In caso di scioglimento, esiste il rischio di mancati guadagni (futuri).
Rischio derivante dall’uso di derivati: I fondi comuni di investimento possono investire in derivati (in particolare opzioni, contratti futures finanziari e swap). Questi possono essere utilizzati non solo per la copertura del fondo comune di investimento, ma anche costituire parte della politica di investimento. Attraverso l’effetto leva delle operazioni in derivati viene inoltre prodotta una maggiore partecipazione ai movimenti di prezzo del sottostante. Ciò può portare, alla conclusione dell’operazione, a un rischio di perdita non determinabile.
Utilizzo di operazioni di prestito titoli: Un fondo comune di investimento può effettuare operazioni di prestito titoli per ottimizzare il rendimento. Se un prenditore a prestito non è in grado di adempiere al proprio obbligo di restituzione e la garanzia fornita ha perso valore, il fondo comune di investimento rischia perdite.

7.3. Exchange Traded Funds (ETF) in particolare

Gli Exchange Traded Funds (“ETF”) sono fondi comuni di investimento aperti negoziati in borsa che replicano l’andamento del valore di un indice – come ad esempio il DAX. Sono anche definiti fondi indicizzati passivi. A differenza delle strategie di investimento attive, che mirano a ottenere un rendimento superiore (“outperformance”) rispetto a un indice di riferimento (“benchmark”) attraverso la selezione di singoli titoli (“stock picking”) e la determinazione di momenti favorevoli per l’entrata e l’uscita (“market timing”), una strategia di investimento passiva è orientata a non superare un indice di riferimento, ma a replicarlo ai costi più bassi possibili.
Come altri fondi comuni di investimento aperti, gli ETF offrono all’investitrice o all’investitore accesso a un ampio portafoglio di azioni, obbligazioni o altre categorie di attivi come materie prime o immobili. A differenza di altri fondi comuni di investimento aperti, gli ETF di solito non vengono acquistati o venduti direttamente presso una società di gestione del risparmio, ma la negoziazione avviene in borsa o su un’altra sede di negoziazione. Un ETF può quindi essere negoziato come un’azione nelle borse valori. Per migliorare la liquidità, per gli ETF vengono solitamente nominati dei market maker, che dovrebbero garantire una liquidità sufficiente fornendo regolarmente prezzi di acquisto e vendita. Tuttavia, non esiste un obbligo di fornire liquidità.
Gli ETF possono replicare gli indici sottostanti in due modi diversi. Nella replica fisica, l’indice viene replicato acquistando tutti i componenti dell’indice (ad esempio le 40 azioni del DAX) o eventualmente un sottoinsieme rilevante. Nella replica sintetica, il fornitore dell’ETF conclude un accordo sotto forma di operazione di scambio (“swap”) con una o più banche, in cui viene garantito e collateralizzato l’esatto andamento del valore dell’indice desiderato. Un ETF sintetico quindi di regola non detiene i titoli sottostanti.

7.4. Rischi specifici degli ETF

Gli ETF sono un tipo particolare di fondi comuni di investimento aperti. Sono quindi soggetti agli stessi rischi degli altri tipi di fondi comuni di investimento aperti (vedi sopra). Esistono inoltre rischi specifici degli ETF:

Rischio di prezzo: Poiché gli ETF replicano passivamente un indice sottostante e non sono gestiti attivamente, sopportano generalmente i rischi di base degli indici sottostanti. Gli ETF oscillano quindi direttamente in proporzione al loro sottostante. Il profilo rischio-rendimento degli ETF e dei loro indici sottostanti è quindi molto simile. Se il DAX scende ad esempio del 10%, anche il prezzo di un ETF che replica il DAX scenderà di circa il 10%.
Rischio di cambio: Gli ETF contengono rischi di cambio se il loro indice sottostante non è denominato nella valuta dell’ETF. Se la valuta dell’indice si indebolisce rispetto alla valuta dell’ETF, l’andamento del valore dell’ETF ne risente negativamente.
Rischio di liquidità: In particolare in fasi di mercato illiquide, esiste il rischio che il prezzo dell’ETF si discosti dal valore intrinseco del fondo (Net Asset Value – NAV). Ciò può derivare, ad esempio, dalla mancanza di liquidità nella classe di attivo replicata dall’ETF (il cosiddetto sottostante) e dalle conseguenti inefficienze nel cosiddetto processo di creation/redemption (cioè l’emissione e il rimborso di quote dell’ETF).
Rischio di replica (Tracking Error): Gli ETF sono inoltre soggetti a un rischio di replica, cioè possono verificarsi scostamenti tra il valore dell’indice e quello dell’ETF (“tracking error”). Questo tracking error può superare la differenza di performance dovuta alle commissioni dell’ETF. Tale scostamento può essere causato, ad esempio, da disponibilità liquide, ribilanciamenti, operazioni societarie, pagamenti di dividendi o dal trattamento fiscale dei dividendi.
Rischio di controparte: Inoltre, negli ETF a replica sintetica esiste un rischio di controparte. Se una controparte dello swap non adempie ai propri obblighi di pagamento, possono verificarsi perdite per l’investitrice o l’investitore.
Negoziazione fuori orario: Se gli ETF e i loro componenti sottostanti sono negoziati su borse diverse con orari di negoziazione differenti, esiste il rischio che le operazioni in questi ETF vengano eseguite al di fuori degli orari di negoziazione dei rispettivi componenti. Ciò può portare a uno scostamento nella performance rispetto all’indice sottostante.

7.5. Criteri per la selezione

Nella selezione degli ETF dovrebbero essere considerati in particolare i seguenti criteri:

Costi bassi: L’evitare i costi è uno dei criteri più importanti per il successo dell’investimento a lungo termine. Nella selezione degli ETF dovrebbero essere considerati in particolare i costi totali della replica dell’indice (“Total Expense Ratio”, TER) e i costi totali di un investimento ancora più ampi (“Total Cost of Ownership”, TCO), che tengono conto inoltre dei costi di negoziazione esterni come gli spread denaro-lettera, le imposte e le commissioni di intermediazione.
Elevata liquidità: Gli ETF con bassa liquidità di negoziazione hanno di norma spread denaro-lettera più ampi, il che aumenta i costi di negoziazione. Nella selezione dovrebbero essere preferiti ETF con grandi volumi di investimento e più market maker, per garantire la migliore negoziabilità possibile e mantenere bassi i costi di negoziazione.
Basso Tracking Error: Il tracking error indica l’accuratezza della replica dell’indice. È consigliabile prestare attenzione a un basso scostamento della performance dell’ETF rispetto all’indice sottostante, per ottenere una replica il più accurata possibile del mercato di investimento previsto.
Adeguata diversificazione: Gli ETF replicano solitamente ampi indici con una moltitudine di singoli titoli. A seconda dell’ETF, questi possono essere distribuiti per paesi, valute e settori. Questa ampia diversificazione del rischio consente l’accesso ai driver di rendimento fondamentali della rispettiva classe di attivo, senza assumere elevati rischi individuali. Tuttavia, indici molto ampiamente diversificati possono contenere anche un numero di piccole imprese con bassa liquidità e quindi costi di negoziazione più elevati. Nella selezione si dovrebbe prestare attenzione a un rapporto equilibrato e vantaggioso tra diversificazione del rischio e costi di negoziazione impliciti degli ETF.
Metodo di replica robusto: Gli ETF sono offerti in due versioni fondamentali: con replica fisica e sintetica dell’indice sottostante. Gli ETF a replica sintetica hanno un profilo di rischio più elevato rispetto a quelli a replica fisica, poiché gli ETF sintetici dipendono dalle loro controparti dello swap e quindi sopportano un certo rischio di insolvenza. Pertanto, agli ETF a replica fisica viene spesso data la preferenza, grazie alla loro forma di investimento leggermente più robusta e affidabile. Tuttavia, per l’investimento in determinati mercati, come ad esempio i mercati delle materie prime o singoli paesi emergenti, una replica fisica non è possibile o non è economica. In questi casi, gli ETF a replica sintetica offrono una buona possibilità di accesso al mercato.

Inoltre, nella selezione degli ETF possono essere considerati anche i cosiddetti “criteri ESG”. Si tratta di fattori che caratterizzano particolari rischi ambientali, sociali e di governance (Environmental, Social and Governance). Sulla base dei criteri ESG si valuta in che misura le imprese orientano la loro organizzazione e la loro attività commerciale secondo questi fattori. Determinati indici e i corrispondenti ETF replicano solo quelle imprese che operano tenendo conto dei criteri ESG. Pertanto, l’attenzione a questi criteri nella selezione degli ETF può essere idonea anche a mitigare determinati rischi e eventualmente a dare validità a obiettivi ideali nell’investimento di capitale. Tuttavia, nella selezione di un ETF conforme ai criteri ESG dovrebbero sempre essere considerati anche i criteri sopra illustrati.

  1. Criptovalute

8.1. Generale

Le criptovalute, chiamate anche valute virtuali, sono definite come una rappresentazione digitale di valore che non è creata o garantita da una banca centrale o da un’autorità pubblica e non deve necessariamente avere un collegamento con i mezzi di pagamento legali. Similmente alle valute delle banche centrali, le criptovalute sono utilizzate come mezzo di scambio e possono essere trasferite, custodite o negoziate elettronicamente. Esempi di criptovalute note sono Bitcoin (BTC), Ether (ETH), Ripple (XRP) e Litecoin (LTC).
Come unità di valore intercambiabili (fungibili), i cosiddetti token, le criptovalute o altri valori patrimoniali vengono generati digitalmente in un database pubblicamente consultabile e distribuito su una moltitudine di partecipanti alla rete (“Distributed Ledger”). La creazione di nuovi token avviene solitamente tramite un processo computazionalmente intensivo e crittograficamente complesso (“Proof of Work”), definito “mining”. Nuove informazioni, come i dati delle transazioni, vengono comunicate dai cosiddetti “nodi” all’interno della rete peer-to-peer, convalidate e aggiunte al database in blocchi quasi irreversibili dai “miner”. Poiché questo processo assomiglia a una catena, questo database decentralizzato è chiamato anche “blockchain”. La blockchain registra l’intera cronologia del database. Una copia della cronologia delle transazioni è conservata presso tutti i partecipanti alla rete. Il consenso è definito da regole secondo le quali opera il protocollo della rete decentralizzata.

8.2. Replica tramite Exchange-Traded Products (ETP)

Oltre all’investimento diretto in criptovalute tramite le piattaforme o gli exchange di criptovalute corrispondenti, è possibile anche un investimento tramite titoli negoziati in borsa (Exchange-Traded Products, abbreviato “ETP”), che replicano l’andamento del valore di un sottostante, ad es. di criptovalute. L’acquirente di un ETP ha (di norma) diritto al pagamento di un determinato importo in denaro o alla consegna del sottostante nei confronti dell’emittente dell’ETP. Le condizioni e i presupposti di tale diritto sono solitamente illustrati nella documentazione del prodotto dell’emittente. Se l’emittente dovesse diventare insolvente e/o un’eventuale collateralizzazione del prodotto non dovesse mantenere il proprio valore o la consegna del sottostante dovesse essere parzialmente o totalmente impossibile, l’investitrice o l’investitore possono quindi subire una perdita considerevole fino alla perdita totale.

8.3. Rischi specifici

Rischio di prezzo: Le criptovalute sono regolarmente soggette a fluttuazioni di prezzo particolarmente elevate. L’investitrice o l’investitore possono quindi subire perdite considerevoli in brevissimo tempo. I prezzi delle criptovalute sono determinati esclusivamente dalla domanda e dall’offerta e sono storicamente molto più volatili delle valute tradizionali e di molte altre classi di attivo. Le criptovalute non hanno un valore intrinseco oggettivamente quantificabile. I modelli di valutazione, ad es. degli effetti di rete e dei valori d’uso delle diverse criptovalute, sono soggetti ad ipotesi soggettive. La formazione del prezzo dipende in larga misura dalle diverse interpretazioni delle informazioni accessibili da parte dei partecipanti al mercato. Il valore delle criptovalute può fluttuare considerevolmente in brevissimo tempo. Una potenziale, duratura e completa perdita di valore di una criptovaluta si verifica se l’accettazione e quindi il mercato per una determinata criptovaluta diminuiscono. Le criptovalute non sono un mezzo di pagamento legalmente riconosciuto. L’uso e l’accettazione delle criptovalute, ad es. per l’acquisto di beni e servizi o per la conservazione del valore, non sono quindi garantiti.
Rischio di liquidità: Una negoziabilità tempestiva potrebbe non essere sempre garantita. L’investitrice o l’investitore potrebbero non essere in grado di vendere le proprie posizioni immediatamente o solo realizzando una significativa perdita di prezzo. Inoltre, la negoziazione di singole criptovalute può essere sospesa senza preavviso, temporaneamente o completamente. Nella replica tramite ETP esiste un rischio aggiuntivo dovuto a orari di negoziazione più brevi dell’ETP rispetto agli orari di negoziazione delle rispettive criptovalute. Di conseguenza, l’investitrice o l’investitore potrebbero non essere in grado di reagire immediatamente ai movimenti di mercato del sottostante.
Rischio di custodia: Le criptovalute sono custodite su indirizzi blockchain pubblicamente consultabili all’interno di un “wallet” gestito autonomamente o, nel caso della replica tramite ETP, da terzi, attraverso la messa in sicurezza delle relative chiavi crittografiche private (“Private Keys”). Una perdita o una gestione errata di queste chiavi può portare alla perdita completa della possibilità di accedere ai token. Le chiavi perse e non salvate non possono essere recuperate. Inoltre, persone non autorizzate, ad es. a causa di una protezione inadeguata da software spia, possono ottenere l’accesso e trasferire i token in modo irreversibile.
Rischio emittente: Nella replica tramite ETP, l’investitrice o l’investitore acquista quote di strumenti finanziari che replicano l’andamento del valore di determinate criptovalute. Questi prodotti sono titoli di debito al portatore dell’emittente. Se l’emittente dovesse diventare insolvente e/o un’eventuale collateralizzazione del prodotto non dovesse mantenere il proprio valore o la consegna del sottostante dovesse essere parzialmente o totalmente impossibile, l’investitrice o l’investitore possono quindi subire una perdita considerevole fino alla perdita totale.
Rischi legali e politici: Il possesso e la negoziazione di criptovalute possono essere limitati o completamente vietati dalle autorità statali e dai governi. Ciò può portare a una significativa diminuzione dell’accettazione generale sul mercato di singole o tutte le criptovalute, anche se una regolamentazione riguarda solo singoli paesi al di fuori della Germania o dell’Europa.
Rischio crittografico e tecnologico: Le criptovalute si basano per lo più su software open source e in misura determinante su algoritmi crittografici. Anche se il software viene costantemente sviluppato da una comunità diversificata, esiste il rischio di gravi errori di programmazione sistematici. Inoltre, la tecnologia di un’altra, nuova criptovaluta potrebbe rivelarsi superiore a quella esistente. Può verificarsi un rapido declino dell’utilizzabilità, dell’accettazione e quindi del valore della criptovaluta interessata.
Rischio di transazione: Le transazioni sulla blockchain sono irreversibili. Un’indicazione errata dell’indirizzo pubblico del wallet (“Public Key”) durante il trasferimento porta alla perdita permanente dei token trasferiti.
Rischio dovuto a interruzioni e disturbi delle negoziazioni: La negoziazione di criptovalute può essere interrotta temporaneamente, ad esempio a causa di guasti tecnici o dalla sede di esecuzione, o essere temporaneamente non disponibile per altri motivi. L’investitrice o l’investitore potrebbero quindi non essere in grado di vendere le criptovalute. Nel frattempo, possono verificarsi perdite, fino alla perdita totale.
Rischio di rete (Attacco del 51%): Se più della metà della potenza di calcolo di una blockchain Proof-of-Work è controllata da uno o un gruppo di miner, l’integrità e l’immutabilità della blockchain non sono più garantite. Come conseguenza diretta, nuovi blocchi con transazioni valide possono essere trattenuti o possono verificarsi doppie spese (“Double Spending”). È da prevedere un immediato crollo del prezzo della criptovaluta se la decentralizzazione della rete non è più data.
Rischio di Hard Fork: Gli sviluppi del software delle criptovalute attraverso una modifica del protocollo della blockchain vengono solitamente eseguiti continuamente tramite un “Soft Fork” senza interruzioni. Un aggiornamento del software del wallet o del nodo utilizzato individualmente non è necessario per i partecipanti alla rete per continuare a utilizzare la criptovaluta. Con un “Hard Fork”, invece, una modifica del protocollo non è più compatibile con il protocollo precedente. Se non tutti i partecipanti alla rete trovano il consenso per il nuovo protocollo, si divide una seconda blockchain alternativa. Il mercato decide quale delle due blockchain parallele e concorrenti è la criptovaluta “legittima”. Come “Hard Fork” più noto, nel 2017 la blockchain e la comunità della criptovaluta Bitcoin Cash (BCH) si sono separate da Bitcoin (BTC).
Rischio di manipolazione del mercato: Le criptovalute vengono parzialmente negoziate in modo non regolamentato e senza supervisione statale. Non si può escludere una manipolazione del mercato e dei prezzi da parte di singoli partecipanti al mercato.

  1. Certificati, Prodotti a leva, Warrant e altri Strumenti Finanziari Complessi (“Derivati”)

9.1. Generale

Certificati, prodotti a leva, warrant (o buoni di opzione) e altri strumenti finanziari complessi (“derivati”) sono giuridicamente considerati titoli di debito. Possono certificare il credito dell’investitrice o dell’investitore nei confronti dell’emittente al rimborso di un importo in denaro o alla consegna di strumenti finanziari o altri beni patrimoniali e, eventualmente, anche a pagamenti durante la durata. L’andamento del valore di un derivato dipende dall’andamento del valore di uno o più sottostanti. Come sottostante possono fungere, ad es., singole azioni, panieri di azioni, valute, materie prime o indici.
I derivati possono avere scadenze fisse, ad es. di diversi anni, o essere emessi senza limitazione di durata fissa, anche detti “Open End”. A seconda della struttura, può spettare sia all’emittente un diritto di recesso, che porta a un rimborso anticipato, sia all’investitrice o all’investitore un cosiddetto diritto di esercizio o di rimborso durante la durata o a momenti definiti. I dettagli sono spiegati più approfonditamente nelle condizioni del prodotto del rispettivo derivato.
L’andamento del valore di un derivato dipende dall’evoluzione del rispettivo sottostante e dalla struttura del rispettivo prodotto. A seconda della struttura, fattori come ad es. pagamenti di dividendi, interessi, tassi di cambio o la volatilità possono influire sul valore del derivato.
Per il calcolo del prezzo della quota di un derivato, l’emittente utilizza il valore equo teorico basato su modelli matematico-finanziari. Un eventuale importo differenziale tra il valore teorico determinato e il prezzo effettivo della quota può derivare, ad es., dal margine dell’emittente, da eventuali commissioni di distribuzione e dai costi per la strutturazione, la quotazione, il regolamento e l’hedging del prodotto. Di conseguenza, i prezzi di acquisto e vendita (prezzi denaro e lettera) quotati dall’emittente durante la durata non si basano direttamente sulla domanda e sull’offerta per il rispettivo prodotto, ma piuttosto sui modelli di determinazione del prezzo dell’emittente.
Nella determinazione del prezzo da parte dell’emittente, i costi non devono essere distribuiti uniformemente sulla durata, ma possono essere detratti già all’inizio della durata. Tra i tipi di costo rientrano, ad esempio, le commissioni di gestione addebitate o i margini contenuti nei prodotti.

9.2. Rischi specifici

Rischio emittente/di credito: Analogamente all’investimento in obbligazioni, l’investimento in derivati comporta il rischio di insolvenza dell’emittente. Se l’emittente non può adempiere ai propri obblighi nei confronti dell’investitrice o dell’investitore, questi rischiano una perdita totale. A differenza degli investitori in azioni, un’investitrice o un investitore in obbligazioni si trova tuttavia in una posizione migliore in caso di insolvenza, poiché mette a disposizione dell’emittente capitale di debito e il suo credito può essere soddisfatto (eventualmente parzialmente) da un’eventuale massa fallimentare. La solvibilità di molti emittenti viene valutata a intervalli regolari da agenzie di rating e suddivisa in classi di rischio (i cosiddetti rating). I rating non devono essere intesi come una raccomandazione per una decisione di investimento. Possono piuttosto essere inclusi come informazioni nella relativa valutazione di una decisione di investimento da parte dell’investitrice o dell’investitore.
Rischio di prezzo: Tutti i fattori che influiscono sul prezzo del sottostante influiscono, attraverso le variazioni di prezzo del sottostante, anche sul prezzo del derivato. In linea di principio, il derivato è soggetto a fluttuazioni di prezzo tanto più elevate quanto più volatile è il prezzo del sottostante. Ulteriori aspetti possono avere un’influenza sull’andamento del prezzo di un derivato. Tra questi possono rientrare, a seconda della struttura del prodotto, tra l’altro, il livello dei tassi di interesse, i pagamenti di dividendi o i tassi di cambio verso valute estere.
Rischio dovuto all’effetto leva e al Knock-Out: Nei prodotti a leva, il rischio di prezzo può essere ulteriormente e notevolmente amplificato dall’effetto leva. Nei prodotti knock-out esiste inoltre il rischio di perdita totale in caso di fluttuazioni di prezzo intermedie che portano al raggiungimento della soglia knock-out.
Rischio di cambio: Per i derivati su sottostanti non denominati in Euro, esiste un rischio di cambio. Se la valuta estera perde valore rispetto all’Euro, possono verificarsi perdite per l’investitrice o l’investitore, anche se il prezzo del sottostante si sviluppa positivamente. Il rischio di cambio può essere eliminato, ad es., tramite derivati con cosiddetta struttura Quanto (a cambio coperto).
Rischio di liquidità: L’investimento di capitale in un derivato è di norma orientato a una certa durata. Non vi è alcuna garanzia che il derivato possa essere negoziato regolarmente durante la sua durata. Se l’investitrice o l’investitore ha bisogno del capitale impiegato, potrebbe accadere che non possa vendere il derivato o possa venderlo solo con forti sconti. La differenza tra il prezzo di acquisto e di vendita (spread) può essere elevata, in particolare in mercati fortemente fluttuanti. Una possibile illiquidità può portare a prezzi non di mercato. In caso di vendita anticipata, l’investitrice o l’investitore rinuncia inoltre eventualmente a pagamenti che diventano esigibili solo in un momento successivo o alla fine della durata.
Rischio della consegna del sottostante: Per i prodotti emessi su un unico sottostante, ad esempio un’azione, può essere prevista la consegna del sottostante. L’investitrice o l’investitore possono, a seconda della struttura, in determinati scenari, ricevere il sottostante invece di un pagamento in contanti. Il valore di mercato attuale del sottostante può essere notevolmente inferiore al prezzo di acquisto pagato per il derivato.
Rischio di recesso e reinvestimento: L’emittente può porre fine alla durata del derivato al verificarsi di determinati eventi, elencati nelle rispettive condizioni del prodotto, o in caso di condizioni del prodotto palesemente errate, con effetto immediato, o procedere a un adeguamento delle condizioni. In caso di cessazione, l’investitrice o l’investitore ricevono un pagamento pari al prezzo di mercato determinato dall’emittente o all’importo previsto nelle condizioni del prodotto. Il pagamento può essere notevolmente inferiore al prezzo di acquisto pagato per il derivato. Inoltre, l’investitrice o l’investitore sopporta il rischio che il momento del recesso sia per lui sfavorevole e che possa reinvestire l’importo del pagamento solo a condizioni peggiori.
Costi: A seconda della struttura, i derivati possono essere soggetti a costi che influenzano negativamente l’andamento del valore. I dettagli sui costi sono spiegati più approfonditamente nelle condizioni del prodotto del rispettivo derivato.
Rischio dovuto a interruzioni e disturbi delle negoziazioni: La negoziazione di derivati può essere interrotta temporaneamente, ad esempio a causa di guasti tecnici, dall’emittente o dalla sede di esecuzione, o essere temporaneamente non disponibile per altri motivi. L’investitrice o l’investitore potrebbero quindi non essere in grado di vendere il derivato. Nel frattempo, possono verificarsi perdite, fino alla perdita totale (ad es. nei prodotti Knock-Out).
Rischio dovuto a struttura complessa: A causa delle ampie possibilità di strutturazione dei derivati, le strutture concrete e i rischi connessi possono essere difficili da comprendere per l’investitrice o l’investitore. Prima dell’acquisto, l’investitrice o l’investitore dovrebbe quindi assolutamente familiarizzare con le Informazioni Chiave per gli Investitori (KIID) e altre informazioni sul prodotto del produttore relative al rispettivo derivato.

9.3. Tipi importanti di derivati

In linea di principio, i derivati possono essere suddivisi nelle categorie di prodotti a leva e prodotti di investimento.
I prodotti a leva possono, tramite il cosiddetto effetto leva, partecipare più fortemente all’andamento del valore del sottostante – ciò significa anche che i rischi connessi (in particolare rischio di prezzo e rischio dovuto all’effetto leva e al Knock-Out) aumentano. Alcuni tipi di prodotti a leva dispongono di una cosiddetta soglia Knock-Out, al cui raggiungimento il prodotto interessato scade senza valore. Di conseguenza, l’investitrice o l’investitore non possono più partecipare al successivo andamento del valore del sottostante.

I Warrant (Optionsscheine) certificano il diritto di acquistare (opzione call) o vendere (opzione put) il sottostante, secondo un determinato rapporto di sottoscrizione, a un prezzo di esercizio prestabilito, entro un periodo di sottoscrizione (opzione americana) o alla fine di un periodo di sottoscrizione (opzione europea).
Invece dell’effettivo acquisto o vendita, connesso alla consegna del sottostante, le condizioni del prodotto dei warrant prevedono di norma il pagamento di un importo compensativo in Euro. In caso di pagamento, con l’esercizio dell’opzione non avviene alcun acquisto (e viceversa alcuna vendita) del sottostante; piuttosto, viene determinato l’importo differenziale tra il prezzo di esercizio concordato e il valore di mercato attuale del sottostante e versato all’investitrice o all’investitore.
Il prezzo della quota di un warrant è influenzato, tra l’altro, dall’andamento del valore del sottostante, dalla durata (residua) e dalla volatilità. Pertanto, il prezzo è sì in rapporto diretto con il sottostante, ma si trova solitamente ben al di sotto di esso. Ciò significa che l’acquirente del warrant può partecipare alle variazioni di prezzo del sottostante in percentuale maggiore rispetto all’investimento diretto nel sottostante. Questo effetto è chiamato anche “effetto leva”. Di conseguenza, i rischi di prezzo sono maggiori e possono portare alla perdita totale dell’investimento.
Anche con i Certificati a leva (Hebelzertifikate) l’investitrice o l’investitore partecipa in modo più che proporzionale ai movimenti di prezzo del sottostante. Ciò significa che le perdite di prezzo del valore sottostante si ripercuotono sull’investimento dell’investitrice o dell’investitore in modo più marcato rispetto a quanto accadrebbe con l’investimento diretto nel sottostante. Il prodotto comporta quindi un rischio maggiore, fino alla perdita totale. Similmente ai warrant, anche i certificati a leva offrono la possibilità di beneficiare di prezzi crescenti del sottostante (prodotti Long o Bull), o di prezzi decrescenti (prodotti Short o Bear).
Una differenza rilevante rispetto ai warrant è la cosiddetta soglia Knock-Out. Se questa soglia viene toccata, lo strumento diventa privo di valore e l’investitrice o l’investitore subisce una perdita totale.
Un’ulteriore possibilità di partecipare in modo più che proporzionale all’andamento del valore del sottostante è offerta dai Certificati a Fattore (Faktorzertifikate). L’andamento del valore di un certificato a fattore deriva dalla variazione di valore infra-giornaliera del sottostante, moltiplicata per il rispettivo fattore. Poiché l’andamento del valore del certificato viene sempre calcolato rispetto al rispettivo prezzo di chiusura del sottostante del giorno precedente, si verifica una dipendenza dal percorso (path dependency). Ciò comporta rischi considerevoli e possono verificarsi perdite nel certificato a fattore anche in fasi laterali del sottostante.

I prodotti di investimento possono essere suddivisi in prodotti che partecipano direttamente all’andamento del valore del sottostante e in quelli con un profilo di rimborso predefinito.

A quest’ultima categoria appartengono, ad esempio, i Certificati a Sconto (Discountzertifikate). Questi possono essere acquistati a un prezzo inferiore al rispettivo corso attuale del sottostante. Questo sconto sul prezzo – chiamato anche “discount” – funge da cuscinetto di rischio e può eventualmente consentire rendimenti positivi anche se il prezzo del sottostante si sviluppa lateralmente. In cambio, l’investitrice o l’investitore rinuncia alla partecipazione a un forte aumento del prezzo, poiché l’opportunità di rendimento è limitata da una “soglia” superiore, il cosiddetto “Cap”.
Anche i Certificati Express (Expresszertifikate) seguono un profilo di pagamento predefinito. In determinati momenti, viene osservato l’andamento del valore del sottostante. Nel caso in cui il sottostante quoti al di sopra del prezzo iniziale, l’investitrice o l’investitore riceve un pagamento pari al valore nominale del certificato più un importo express definito. Se il sottostante si trova al di sotto del prezzo iniziale, questa verifica viene ripetuta al successivo momento di osservazione. In caso di perdite di prezzo, può essere previsto un cuscinetto di sicurezza che può proteggere l’investitrice o l’investitore da ribassi di prezzo fino a un valore prestabilito. Se tuttavia i prezzi del sottostante scendono ulteriormente, l’investitrice o l’investitore si trova esposto allo stesso rischio di un investimento diretto nel sottostante.
Come classico certificato di partecipazione, i Certificati su Indici (Indexzertifikate) hanno come sottostante ad es. un indice azionario, obbligazionario o di materie prime. Essi replicano uno a uno l’andamento dell’indice sottostante. Pertanto, sono particolarmente adatti per l’investitrice o l’investitore che desidera attuare la strategia di investimento di un determinato indice. Un’alternativa ai certificati su indici sono i fondi indicizzati, che replicano anch’essi un indice. I certificati su indici comportano solitamente costi inferiori rispetto ai fondi indicizzati, ma sono associati a rischi aggiuntivi (come il rischio emittente).
Se al certificato sottostà un indice azionario, occorre prestare attenzione se il certificato si riferisce a un indice di performance (total return) o a un indice di prezzo (price return). In un indice di performance vengono inclusi i pagamenti dei dividendi, mentre in un indice di prezzo no. Per gli indici non denominati in Euro, esiste inoltre un rischio di cambio. Questo può però essere escluso con i cosiddetti certificati Quanto-Index.
I Certificati Paniere (Korbzertifikate) replicano un paniere di azioni o anche altri prodotti di investimento e sono una variante dei certificati su indici. I certificati si differenziano per quanto riguarda la distribuzione dei dividendi, il meccanismo di mantenimento della composizione del paniere e la commissione di gestione addebitata a tal fine.
Un’ulteriore forma di strumenti finanziari complessi sono i cosiddetti ETF complessi. Analogamente ai derivati sopra descritti, anche gli ETF complessi possono, a seconda della struttura, ottenere un effetto leva (ad es. ETF Leveraged) e/o una partecipazione inversa all’andamento del valore del sottostante (ad es. ETF Short). Oltre ai rischi di tutti gli altri strumenti finanziari complessi, nonché ai rischi specifici già menzionati degli ETF a replica sintetica, gli ETF complessi possono inoltre comportare il rischio particolare derivante dal reset giornaliero della leva o del fattore short. Poiché l’andamento del valore viene calcolato giornalmente rispetto al rispettivo prezzo di chiusura del sottostante del giorno precedente, si verifica una dipendenza dal percorso. Anche se il sottostante si sviluppa tendenzialmente lateralmente per più giorni, l’ETF può subire perdite.

IV. Funzionamento e rischi della negoziazione di titoli

  1. Generale

Gli ordini di acquisto e vendita vengono eseguiti dalla banca depositaria secondo le sue condizioni speciali per le operazioni in titoli e la sua politica di esecuzione. Se gli ordini vengono impartiti da un gestore patrimoniale, occorre inoltre osservare la sua politica di selezione o esecuzione. Inoltre, le rispettive politiche sulla gestione dei conflitti di interesse (“Conflict of Interest Policies”) possono contenere disposizioni rilevanti. Eventualmente, in caso di esecuzione da parte di un terzo, gli ordini della cliente o del cliente possono essere aggregati con ordini di altre clienti o altri clienti. Tali cosiddetti ordini aggregati (o ordini cumulativi) consentono la negoziazione di titoli a basso costo e sono quindi in linea di principio vantaggiosi anche per la cliente o il cliente, poiché senza di essi sarebbe impossibile fornire un servizio a basso costo a un gran numero di clienti. Tuttavia, gli ordini aggregati possono in singoli casi essere svantaggiosi anche per la singola cliente o il singolo cliente. Possono, ad esempio, avere un impatto negativo sulla formazione del prezzo sul mercato o portare a un’assegnazione ridotta per singole clienti o singoli clienti a causa di un volume d’ordine troppo elevato.

  1. Commissione e Prezzo fisso
    Le disposizioni su titoli effettuate per l’investitrice o l’investitore da un terzo possono avvenire, tra l’altro, tramite operazioni a prezzo fisso o in commissione. Nell’ambito di un’operazione a prezzo fisso, il terzo (ad es. la banca) vende o acquista i titoli corrispondenti direttamente alla o dal cliente a un prezzo concordato. Nell’ambito di un’operazione in commissione, il terzo acquista o vende i titoli corrispondenti per conto del cliente, cosicché le condizioni concordate con la controparte (cioè l’acquirente o il venditore) vengono economicamente attribuite al cliente.
  2. Negoziazione di titoli
    La negoziazione di titoli può essere eseguita su borse valori o sedi di negoziazione fuori borsa, ad esempio nel mercato interbancario o nell’ambito di sistemi multilaterali di negoziazione (MTF):

Le borse valori sono mercati centralizzati e organizzati per la negoziazione di titoli e altri strumenti finanziari, regolamentati e sorvegliati da organismi riconosciuti dallo Stato. In queste borse vengono fatte incontrare l’offerta e la domanda di una moltitudine di partecipanti al mercato. La negoziazione nelle borse valori avviene regolarmente, vengono negoziati i titoli ammessi alla negoziazione presso la borsa. La negoziazione e la determinazione del prezzo sono regolamentate di conseguenza. Si possono differenziare i vari tipi di borse, tra l’altro, in base alla densità della regolamentazione (mercato regolamentato o mercato libero/Freiverkehr) e al tipo di negoziazione (negoziazione alle grida o sistema di negoziazione elettronico). In Germania, la negoziazione di titoli in borsa avviene in diverse piazze di scambio. La negoziazione avviene per lo più tramite sistemi di negoziazione elettronici. Il rispetto delle regole precedentemente stabilite è sorvegliato dall’autorità di vigilanza della borsa.
Per negoziazione fuori borsa, definita anche negoziazione diretta o OTC (“over the counter”), si intende qualsiasi negoziazione che avviene al di fuori di una borsa. Qui, l’investitrice o l’investitore possono, ad esempio, negoziare direttamente con l’emittente o un cosiddetto market maker.

3.1. Formazione del prezzo

Nella negoziazione alle grida, il cosiddetto agente di cambio (Skontroführer) determina il prezzo corrispondente o nell’ambito della negoziazione continua o secondo un prezzo unico (Einheitskurs). Nella determinazione del prezzo unico vale il principio del massimo volume eseguibile (Meistausführungsprinzip). Ciò significa che viene determinato come prezzo di esecuzione quel prezzo al quale si realizza il maggior volume con il minor sbilancio. Nella negoziazione elettronica, la determinazione del prezzo avviene tramite sistemi elettronici secondo regole specifiche e per lo più osservando anch’essa il principio del massimo volume eseguibile. Per aumentare la negoziabilità di titoli meno liquidi e quindi la possibilità di concludere operazioni, le borse consentono all’emittente o a terzi da esso incaricati di fornire liquidità aggiuntiva. A tal fine, le borse stipulano contratti con banche, società di intermediazione o case di negoziazione di titoli. In qualità di cosiddetti market maker, questi si impegnano a fornire continuamente offerte di acquisto e vendita (quotazioni) per i titoli da loro gestiti. Una quotazione è un prezzo denaro e lettera per un titolo. Il prezzo denaro più basso indica il prezzo al quale l’investitrice o l’investitore può vendere il titolo; il prezzo lettera più alto corrisponde al prezzo al quale l’investitrice o l’investitore può acquistare il titolo.

3.2. Istruzioni (Ordini)

Gli ordini di acquisto e vendita vengono eseguiti dalla banca depositaria secondo le sue condizioni speciali per le operazioni in titoli e la sua politica di esecuzione. Tuttavia, le istruzioni del cliente hanno la precedenza. Queste istruzioni possono stabilire limiti di prezzo e temporali (limiti, durata di validità o qualificatori di limite). In questo modo, il cliente può “ottimizzare” il rispettivo ordine. Di seguito verranno illustrati esempi particolarmente rilevanti di istruzioni:

Ordine a Mercato (Market Order, anche Bestens-Order): L’ordine a mercato designa un ordine secondo cui un titolo deve essere acquistato o venduto al prossimo prezzo possibile. Per gli ordini di acquisto, questa è la più bassa offerta di vendita e per gli ordini di vendita, la più alta offerta di acquisto. Se queste offerte di acquisto o vendita non presentano una quantità sufficiente, i pezzi rimanenti vengono acquistati o venduti alle rispettive offerte successive, finché alla fine l’intera quantità dell’ordine non viene elaborata. Poiché l’investitrice o l’investitore non indica tuttavia alcun limite di prezzo, viene definito anche ordine senza limite. Gli ordini a mercato vengono solitamente eseguiti relativamente in fretta. Esiste tuttavia il rischio che un’esecuzione avvenga a un prezzo peggiore di quello desiderato.
Ordine con Limite di Prezzo (Limit Order): Con un ordine con limite di prezzo viene sempre stabilito un prezzo che fissa il limite (superiore o inferiore) per un acquisto o una vendita. L’esecuzione avviene quindi al prezzo desiderato o a un prezzo migliore. Se il prezzo stabilito come limite non viene raggiunto, può accadere che un ordine con limite di prezzo non venga eseguito entro la durata di validità dell’ordine.
Ordine Stop Loss: L’ordine stop loss è un ordine di vendita con cui si incarica la banca di vendere automaticamente un titolo non appena viene raggiunto o superato un livello di prezzo stabilito dal cliente al di sotto della quotazione di borsa attuale. L’ordine stop loss non è tuttavia una garanzia che il titolo venga venduto anche al livello di prezzo desiderato. L’ordine attiva semplicemente al raggiungimento del livello di prezzo stabilito un ordine che viene poi immesso nella negoziazione come “Ordine a Mercato” (Bestens-Order).

Sono possibili anche istruzioni temporali, qui l’investitrice o l’investitore stabilisce in particolare per quanto tempo è valido l’ordine da lui impartito. Senza istruzioni aggiuntive, gli ordini a mercato sono di regola limitati alla giornata di borsa specifica, mentre gli ordini con limite di prezzo possono di regola essere validi da un mese a un anno, se non vengono annullati prima dall’investitrice o dall’investitore.

  1. Rischi specifici
    Rischio di trasmissione: Se l’investitrice o l’investitore non impartisce ordini univoci, esiste il rischio di errori nell’esecuzione dell’ordine.
    Mancanza di liquidità di mercato: In caso di mancanza di liquidità di mercato, l’ordine corrispondente dell’investitrice o dell’investitore non può essere eseguito o può essere eseguito solo in ritardo. Ad esempio, può accadere che non si trovi un acquirente per le azioni dell’investitrice o dell’investitore in caso di vendita. Il rischio dipende in particolare dal tipo di titolo. Le azioni di società del DAX sono ad esempio molto liquide, mentre le azioni negoziate nel cosiddetto mercato libero non regolamentato (Freiverkehr) possono essere, in determinate circostanze, molto illiquide.
    Rischio di prezzo: Tra l’impartizione dell’ordine e l’esecuzione può intercorrere un certo lasso di tempo. Ciò può comportare che il prezzo di borsa si sviluppi nel frattempo in modo sfavorevole.
    Sospensione delle negoziazioni e altre misure di protezione: La negoziazione in borsa può essere sospesa se una negoziazione ordinata è temporaneamente compromessa o se ciò appare necessario per la protezione degli investitori. Inoltre, possono verificarsi interruzioni delle negoziazioni a causa di un’elevata volatilità dei corsi di borsa (cosiddette interruzioni per volatilità). In caso di sospensione dei prezzi in una borsa tedesca, l’ordine del cliente per l’acquisto o la vendita del titolo interessato non viene eseguito e decade.
    Ordini aggregati: Possono avere un impatto negativo sulla formazione del prezzo sul mercato o portare a un’assegnazione ridotta per la singola investitrice o il singolo investitore a causa di un volume d’ordine troppo elevato. Per quest’ultimo caso valgono i principi di assegnazione degli ordini della banca depositaria e, eventualmente, del gestore patrimoniale, nei quali viene regolata la corretta assegnazione di ordini e operazioni aggregati, tenendo conto dell’influenza del volume e del prezzo sull’assegnazione e sull’esecuzione parziale degli ordini.
    Rischi nell’ambito delle operazioni infragiornaliere (cosiddetto Day Trading): L’acquisto e la vendita di uno strumento finanziario all’interno della stessa giornata di negoziazione è definito “Day Trading”. L’obiettivo è sfruttare piccole e brevi fluttuazioni di prezzo. Oltre al rischio di forti e brevi oscillazioni di prezzo, in questo caso esiste in particolare il rischio di costi elevati. Oltre a eventuali commissioni, in ogni combinazione acquisto/vendita va considerata anche la differenza tra lo spread denaro e lettera.

V. Funzionamento e rischi dei servizi di investimento

Per l’investimento di capitale vengono offerti diversi servizi di investimento. Prima che l’investitrice o l’investitore scelga un’offerta, è molto importante comprendere le differenze e i rischi tipici e i conflitti di interesse connessi.

  1. Servizio di mera esecuzione (Execution only) e operatività senza consulenza
    Nel servizio di mera esecuzione, la banca depositaria agisce meramente su iniziativa del cliente nell’esecuzione di ordini su titoli. Non viene fornita alcuna consulenza né effettuata una valutazione di appropriatezza. A causa delle disposizioni legali, le operazioni di mera esecuzione possono essere effettuate solo per strumenti finanziari non complessi (ad es. azioni, strumenti del mercato monetario, titoli di debito o fondi destinati al pubblico). Il cliente riceve una distinta titoli per l’esecuzione, che contiene i dati essenziali dell’esecuzione.
    Si ha un’operatività senza consulenza quando il cliente prende una decisione di investimento senza che gli sia stata preventivamente fornita una raccomandazione di investimento da parte di una banca. L’obbligo di esplorazione della banca è notevolmente ridotto rispetto alla consulenza in materia di investimenti o alla gestione di portafogli. A differenza del servizio di mera esecuzione, sussiste tuttavia almeno un obbligo di esplorazione limitato e l’obbligo di valutazione di appropriatezza.
  2. Mediazione in investimenti e mediazione per la conclusione di contratti (Anlage- und Abschlussvermittlung)
    Nella mediazione in investimenti e nella mediazione per la conclusione di contratti non viene fornita alcuna consulenza al cliente. Al cliente viene semplicemente mediato un prodotto finanziario. Una valutazione dell’adeguatezza (suitability) dell’investimento finanziario per il cliente non è richiesta e quindi non avviene o avviene solo in misura limitata. Nella mediazione viene tipicamente promosso esclusivamente o prevalentemente il prodotto finanziario da mediare. Il cliente può così erroneamente avere l’impressione che si tratti di una consulenza in materia di investimenti.
    La mediazione in investimenti consiste nella ricezione e trasmissione di ordini del cliente relativi all’acquisto e alla vendita di strumenti finanziari. La distribuzione avviene per lo più sulla base di spiegazioni orali del concetto di investimento, eventualmente con la consegna di prospetti o altra documentazione di vendita. L’intermediario di investimento non ha un’esplicita procura del cliente ed è solo un messaggero.
    La mediazione per la conclusione di contratti, invece, significa l’acquisto e la vendita di strumenti finanziari in nome e per conto altrui. Gli ordini del cliente vengono qui elaborati tramite un terzo (mediatore per la conclusione di contratti). Il mediatore per la conclusione di contratti agisce quindi come rappresentante con relativa procura per il suo cliente. Il contratto si conclude pertanto direttamente tra il cliente e il venditore dei titoli.
  3. Consulenza in materia di investimenti
    Nella consulenza in materia di investimenti, un consulente finanziario raccomanda al cliente determinati titoli per l’acquisto o la vendita. Il consulente è tenuto a verificare l’adeguatezza (suitability) dell’investimento di capitale raccomandato per il cliente, tenendo conto degli obiettivi di investimento, della situazione finanziaria, della propensione al rischio, nonché delle sue conoscenze ed esperienze. La decisione di attuare la raccomandazione del consulente deve tuttavia essere presa dal cliente stesso.
    Esistono fondamentalmente due modelli di remunerazione: la consulenza a parcella (indipendente) e la consulenza a provvigione (non indipendente). La remunerazione di entrambi i tipi di consulenza in materia di investimenti comporta un potenziale conflitto. Nella consulenza a parcella, il servizio di consulenza viene solitamente fatturato direttamente al cliente su base temporale. Ciò crea per il consulente l’incentivo a fatturare il maggior numero possibile di ore di consulenza. Nella consulenza a provvigione, il servizio non viene fatturato direttamente al cliente, poiché il consulente riceve una provvigione dal suo datore di lavoro o dal fornitore del prodotto di investimento (ad es. dalla società di gestione del fondo o dall’emittente di un certificato). Ciò comporta il rischio che al cliente non venga offerto il titolo più adatto a lui, ma quello più redditizio per il consulente.
  4. Gestione di portafogli (Finanzportfolioverwaltung)
    La gestione di portafogli (chiamata anche gestione patrimoniale) si differenzia dai servizi di investimento precedentemente descritti. Mentre la gestione patrimoniale si distingue dai servizi di mediazione per la preminenza dell’interesse dell’investitore (rispetto all’interesse di chi cerca capitale), può essere distinta dai servizi di consulenza sia sulla base del potere discrezionale sui valori patrimoniali dell’investitore sia sulla base del carattere contrattuale orientato alla durata (di una certa durata). La gestione di portafogli ha in comune con la consulenza in materia di investimenti il fatto che l’istituto deve verificare l’adeguatezza (suitability) dell’investimento di capitale per il cliente, tenendo conto degli obiettivi di investimento, della situazione finanziaria, della propensione al rischio, nonché delle sue conoscenze ed esperienze.
    Il gestore patrimoniale riceve dal cliente l’autorizzazione a prendere decisioni di investimento a propria discrezione, se gli appaiono opportune per la gestione del patrimonio del cliente. Nelle decisioni di investimento, il gestore patrimoniale non deve richiedere istruzioni al cliente, ma è vincolato alle linee guida di investimento precedentemente concordate, che regolano i suoi poteri, nonché il tipo e l’ambito del servizio.
    La gestione patrimoniale è tipicamente un servizio orientato all’accumulo o alla conservazione del patrimonio a lungo termine. Il cliente dovrebbe quindi avere un orizzonte di investimento a lungo termine, poiché ciò aumenta la probabilità che il portafoglio possa riprendersi in caso di andamenti negativi del valore. È consigliabile utilizzare per la gestione patrimoniale solo valori patrimoniali che non sono necessari per la copertura delle spese di vita a breve e medio termine o per l’adempimento di altre passività.
    Anche la gestione patrimoniale è associata a una serie di rischi per la situazione patrimoniale del cliente. Sebbene il gestore patrimoniale sia obbligato ad agire sempre nel migliore interesse del cliente, possono verificarsi decisioni errate e persino comportamenti scorretti. Anche senza dolo o colpa grave, possono verificarsi scostamenti dalle linee guida di investimento concordate a causa dell’andamento generale del mercato. I rischi generali dell’investimento di capitale, nonché i rischi particolari delle classi di attivo correlate, persistono anche nel caso della gestione patrimoniale.