Il dibattito attuale sulle riduzioni dei tassi nell’Eurozona è fortemente influenzato dalla posizione del membro del consiglio della BCE, Robert Holzmann. Il governatore della banca centrale austriaca chiede un atteggiamento di attesa finché non ci sarà maggiore chiarezza sugli effetti dei dazi statunitensi e delle contromisure europee.
L’argomentazione di Holzmann
Robert Holzmann sottolinea la dipendenza dai dati commerciali: prima di intraprendere allentamenti della politica monetaria, bisognerebbe attendere le conseguenze economiche del conflitto commerciale USA-Europa. Holzmann non vede attualmente alcuna urgenza per riduzioni dei tassi e fa riferimento a incertezze irrisolte, inclusi possibili secondi round di negoziazioni salariali e i loro effetti inflazionistici. Sebbene Holzmann esprima una chiara preferenza per una pausa nei tassi, dimostra flessibilità qualora ci fosse un cambiamento nei dati congiunturali che giustificherebbe una riduzione.
Contesto: tensioni interne alla BCE
All’interno del direttorio della BCE ci sono tensioni: i sostenitori di rapide riduzioni, come François Villeroy de Galhau dalla Francia, sostengono di un solido percorso di disinflazione e di effetti sui tassi di cambio ridimensionati a causa dell’euro forte. Dalla giugno 2024 la BCE ha ridotto il tasso di deposito in sei passaggi per un totale di 1,5 punti percentuali a 2,5%, l’ultima volta nel marzo 2025.
Attese di mercato attuali
Nonostante la resistenza di Holzmann, gli analisti si aspettano ulteriori passi: 25 punti base il 17 aprile sono considerati come una previsione base, con le prime speculazioni che parlano anche di un taglio di 50 punti (“XL-Cut”) in considerazione dei rischi commerciali aggravati. Société Générale prevede ulteriori riduzioni a giugno/luglio 2025, eventualmente fino a un tasso di interesse del 1,5% entro la fine dell’estate in caso di escalation della guerra commerciale. Il processo decisionale dovrà essere fortemente influenzato dalle proiezioni economiche aggiornate disponibili nel giorno della riunione, in particolare per quanto riguarda la questione se i dazi statunitensi influenzeranno maggiormente la crescita dell’Eurozona rispetto a quanto finora ritenuto.