Introduzione
L’attuale rally dell’S&P 500 segna una pietra miliare storica: l’indice ha chiuso per nove giorni di negoziazione consecutivi in positivo, la più lunga serie di guadagni dal 2004. Questo sviluppo sottolinea la continua forza dei mercati statunitensi e offre diverse intuizioni chiave.
Dinamiche del mercato e indici
- S&P 500: Ha chiuso a ~5.662 punti (+1,1% venerdì), raggiungendo così il più lungo mercato rialzista da oltre due decenni.
- Dow Jones Industrial Average: È aumentato dell’1,1% a 41.202 punti.
- Nasdaq Composite: Ha registrato un aumento fino al 1,6% (17.997 punti intraday), ma ha chiuso con un +0,9% a 17.874 punti.
Fattori trainanti del rally
Dati sul mercato del lavoro
Il tasso di disoccupazione di aprile è rimasto al 4,2%, mentre sono stati creati 177.000 nuovi posti di lavoro al di fuori dell’agricoltura, ben al di sopra delle attese di 130.000. Nonostante le revisioni dei dati di febbraio e marzo, le cifre continuano a segnalare una congiuntura stabile.
Fattori geopolitici
Le speranze di negoziati commerciali tra Stati Uniti e Cina hanno alimentato i mercati: Pechino sta considerando negoziati per evitare una guerra commerciale e soluzioni nel conflitto sul fentanil. Parallelamente, fonti hanno segnalato progressi nei negoziati commerciali UE-USA sotto il commissario europeo al commercio.
Andamenti dei singoli titoli
I titoli Airbnb sono scesi del 2,7% dopo che l’azienda ha pubblicato una previsione cauta. Tuttavia, la debolezza di alcuni titoli evidenzia contemporaneamente la base ampia dell’attuale ripresa.
Contesto storico
l’ultima corsa comparabile dell’S&P 500 (nove giorni in positivo) risale al 2004, quando tassi di interesse bassi e utili aziendali in aumento hanno sostenuto il mercato. La serie attuale riflette ottimismi simili riguardo a un “atterraggio morbido” dell’economia statunitense nonostante la politica monetaria restrittiva.
Questa combinazione di solidi fondamentali e progressi diplomatici sottolinea la resilienza del mercato azionario: un segnale per gli investitori che la volatilità a breve termine non mette necessariamente in discussione le tendenze a lungo termine.